mercoledì 31 dicembre 2008

Pietà per i tuoi figli, Signore!

Un anno lungo, difficile, doloroso sta per finire, ma con quale estenuante lentezza!
E c'è chi soffre, chi combatte, muore...Per mano dell'Ingiustizia che ha preso il posto dell'Amore, per mano della Disperazione che ha cancellato ogni Speranza!
Dobbiamo essere UNITI ai nostri fratelli di ogni Fede e Colore, dobbiamo esercitare la Carità. Un grande sacerdote un giorno mi ha spiegato, con poche parole, il significato della Carità:- La carità tutto sopporta, tutto scusa, tutto spera!
Il sacerdote di cui parlo è appena scomparso...io ho nel cuore il suo sorriso, Lui, immagine e testimone di Carità aggiunse poi:- Non lo dico io, l'ha detto S.Paolo!

Da Repubblica.it una notizia che mi ha profondamente rattristato, una tragedia che ci pone troppe domande, che precipita nella disperazione e nel dolore una famiglia alla quale mi sento vicina con tutto il mio essere.

Attendiamo l'Anno Nuovo con un solo augurio, quello di riscoprire il significato di parole come Amore e Fratellanza, le sole che possono dare un senso alla nostra vita!

Diciannove anni, si è gettata dal quarto piano. La madre distrutta: "Stava migliorando"
Era malata da cinque anni. Prima di lanciarsi ha bruciato il suo diario
Roma, studentessa anoressica si uccide
"Troppi pranzi, le feste la angosciavano"
di FEDERICA ANGELI

ROMA - Si è lanciata dalla finestra della sua camera da letto, senza lasciare un biglietto e dopo aver dato fuoco al suo diario segreto. Aveva 19 anni la studentessa romana che ieri pomeriggio ha deciso di togliersi la vita. Da cinque, soffriva di anoressia, una malattia che l'aveva ormai logorata, ma dalla quale, negli ultimi tempi, a quanto dichiarato dai familiari, sembrava potesse uscirne.

La tragedia è avvenuta in un palazzo in via Mosca, quartiere Colombo, periferia sud della capitale, intorno alle 16 di ieri. A notare il volo dal quarto piano dello stabile sono stati alcuni residenti del palazzo e abitanti del quartiere che hanno immediatamente dato l'allarme alla sala operativa della questura. Quando gli agenti del commissariato Tor Carbone sono arrivati sul posto per la giovane non c'era ormai più niente da fare. L'impatto sull'asfalto, da un'altezza di una ventina di metri, è stato fatale. Morta sul colpo.

Era sola la ragazza quando ha deciso di farla finita. Sola con la sua malattia che, sotto le feste, si aggravava. I genitori erano al lavoro e il fratello, un militare, era fuori città. Subito dopo la tragedia la madre, un'impiegata del Comune di Roma, rintracciata dai poliziotti, si è precipitata a casa. Il corpo della figlia era ancora sull'asfalto, in attesa dell'arrivo del medico legale. Dopo essersi ripresa da uno svenimento causato dal terribile shock, la donna è stata accompagnata al commissariato di zona: gli inquirenti, diretti dal vicequestore Roberto Vitanza, hanno cercato nelle parole della madre, spiegazioni per quel gesto.

"Mia figlia era in cura da uno psichiatra da quando aveva 14 anni per via dell'anoressia. Le feste per lei, ogni anno, erano uno scoglio insormontabile, difficile da superare: i pasti luculliani, insieme alla famiglia riunita, le mettevano angoscia - ha raccontato in lacrime la donna ai poliziotti - Ma ultimamente sembrava migliorata, pareva ne stesse uscendo. Stamattina, prima di andare a lavorare, l'ho vista di buon umore, serena, e invece... ".

Invece ieri la tragedia, inaspettata. Senza neanche una riga di commiato né di spiegazione, la ragazza ha aperto la finestra e ha deciso di farla finita. Anche se le cause del folle gesto sono quasi certamente imputabili all'anoressia, sono comunque partite le indagini. Gli investigatori hanno sequestrato il computer della studentessa per cercare eventuali segnali o richieste di aiuto o propositi suicidi.

(31 dicembre 2008)

domenica 28 dicembre 2008

Ricordi in salamoia


Olive verdi in salamoia
Ingredienti
ci serve:
3 kg di olive verdi
chiodi di garofano
scorza di 1/2 limone
per la salamoia:
300 g sale
3 l d'acqua


Procedimento
Buccherellate con uno spillo le olive, mettetele a bagno nell'acqua fredda le olive, lasciatevele per circa 3 giorni in modo che perdano il sapore amaro, cambiando l'acqua almeno 4 volte al giorno. Trascorso questo tempo, scolatele, asciugatele bene con un canovaccio perfettamente pulito e fate bollire nell'apposita pentola i 3 litri d'acqua con i 300 g di sale.
Lasciatela poi raffreddare e nel frattempo disponete nei vasi le olive, aggiungete i chiodi di garofano, la scorza di limone e per ultimo irroratele con la salamoia in modo che ne siano totalmente ricoperte
Chiudete ermeticamente ogni vaso e riponeteli per la conservazione in un luogo buio e fresco per almeno 20 giorni. Va bene anche nel frigorifero.
Al momento di consumare le olive sciacquatele in acqua tiepida, asciugatele e servitele condite con olio di oliva.
Si conservano per diversi mesi.

Ricordi in salamoia

Chi pensa che gli alimenti possano scadere fa bene, e fa bene anche a tener d’occhio le etichette.
In casa mia ogni volta che si consuma qualcosa, dai cibi ai medicinali si verifica la data di scadenza per essere certi che ciò che si ingerisce non possa farci male. E’ così che si fa spazio nella dispensa, fino al giorno in cui si mette ordine davvero con l’eliminazione di ciò che è scaduto, e con l’amara considerazione che siamo comunque vittime consenzienti della logica perversa dell’accumulo, quella che ci fa porre le certezze fuori di noi, visto che dentro…
Ma per i ricordi come funziona? Scadono i ricordi?
In prossimità del Natale, infuriata per lo sfavillio effimero delle strade, per le passatoie rosse e verdi distese dinanzi ai negozi, per la profusione di addobbi dispiegati ogni dove a stupire, rallegrare, invogliare (?) nella vana illusione di
ribadire una “Santa Attesa”, mi sono applicata a riordinare il ripostiglio di casa, col fermo proposito di rinunciare, definitivamente, a tutto il superfluo, un modo come un altro di rassettare la casa, ma anche la vita.
La scatola delle fotografie era sepolta da anni, insieme a utensili, cianfrusaglie ed altro, ed è venuta fuori…
Sono venuti alla luce volti, luoghi, atmosfere:i ricordi.
I ricordi sempreverdi e quelli dimenticati, ognuno con lo sguardo affamato di chi vuole assicurarsi un posto alla mensa della memoria.
E’ come aprire la porta ad un amico e trovarsi di fronte una folla di persone che entrano, comunque, e tu pensi, al momento, solo che la tua casa è piccola…inadeguata.
Le foto, quasi tutte in bianco e nero, sembravano dotate di vita propria, mi scorrevano tra le mani come acqua impetuosa, finché non ho riacquistato con un po’ di fatica il controllo delle emozioni.
Ho accolto così la mia infanzia e riscoperto quella parte di cui non potevo aver memoria perché affidata al racconto dei genitori e dei parenti ormai scomparsi.
Ho ritrovato la mia fanciullezza, con essa i sogni e le speranze di un’estranea che pensava, allora, di avere il mondo in pugno.
Ho respirato, boccheggiando, l’aria di vecchi Natali avvolti da semplici gioie.
Mi sono ritrovata nella veste di sposa e di invitata a diversi matrimoni, in compagnia spesso di sconosciuti, volti dimenticati, con l’inevitabile domanda: -Ma questi chi sono? E l’amara consapevolezza che più nessuno potrà darmi una risposta, per tanti motivi.
Il passato, la mia vita e quella dei miei cari era tutta lì, in una scatola conservata e dimenticata, un prodotto con l’etichetta, ma senza data di scadenza…
I ricordi non “scadono”, semplicemente cambiano un tantino sapore, possono farci sorridere o alimentare la nostalgia e il rimpianto, comunque ci fanno sentire vivi, in grado, ancora, di soffrire e gioire.
Che c’entra la salamoia? E’ un conservante dei tempi andati, innocuo, poco conosciuto, datato, come me.

domenica 21 dicembre 2008

La regina del Natale

Cari amici, all'approssimarsi del Natale voglio farvi giungere i miei auguri più sentiti perchè possiate trascorrere la lieta ricorrenza con i vostri cari, avvolti dalla Luce della speranza e dal Calore degli affetti più vicini al vostro cuore!

...LA REGINA DEL NATALE...

Da diversi anni si è diffusa la consuetudine di regalare per Natale una deliziosa pianta di origine esotica, l' Euphorbia Pulcherrima, meglio conosciuta come stella di Natale. Le sue brattee a raggiera si colorano a poco a poco di rosso vivo fino a raggiungere una tonalità accesa proprio nel periodo natalizio. Questo aspetto la rende perfetta per ricordare la rinascita solstiziale di quel fuoco che simboleggia il fondamento e l'origine del visibile.

STORIA
La pianta fu scoperta fin dal 1520 dagli Spagnoli di Cortés: giunti a Tenochtilan, notarono delle canoe che, attraversando la laguna, portavano tra i frutti ed i fiori destinati a Muntezuma anche la stella di Natale. Tuttavia i conquistatori non la trasferirono in Europa. Soltanto nel 1825 l'ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, Joel Robert Poinsett, colpito dalla sua estrema bellezza, ne portò alcuni esemplari nella sua dimora, in Carolina, per iniziare a coltivarli: sicchè in suo onore i botanici la battezzaro Poinsettia Pulcherrima. Nel nostro secolo, in America, si è sviluppata l'idea di regalarla per Natale insieme con il Vischio e l'Agrifoglio. Come tutte le mode oltreoceano, la Stella di Natale è giunta negli ultimi due decenni anche in Italia, e ora la si coltiva intensamente in Sicilia dove ha trovato un clima estremamente favorevole.

DESRIZIONE
Al genere vastissimo delle Euphorbiacee, comprendente piante di morfologia diversa, appartiene la nostra Euphorbia Pulcherrima. Tale pianta selvatica in natura può raggingere anche notevoli dimensioni, per la precisione può arrivare anche ai 4 metri di altezza. E' una specie originaria del Messico. Questa graziosa pianta può vivere in esterno dove il clima è temperato caldo, nelle zone dal clima più freddo necessita di vivere al chiuso. La splendida fioritura avviene durante i mesi invernali; la parte maggiormente decorativa della pianta è costituita dalle brattee di forma ovale-lanceolata, che possono assumere diverse tonalità di colore: rosse, bianche, gialle, rosate. Il vero fiore, denominato Ciazio, è di colore giallo e di dimensioni minuscole.

La scheda è tratta dal sito:http//leserre.it

venerdì 19 dicembre 2008

I Diritti dei migranti


Ieri si é celebrata la "Giornata internazionale dei diritti dei migranti",l'ho appreso da un breve articolo riportato dal quotidiano Repubblica e lo trasmetto nella speranza che possa essere oggetto di riflessione per chi, come me, si sente disgustato dai recenti avvenimenti di Casa Nostra al punto di non avere voglia di fare alcun commento...


I diritti dei migranti
Repubblica — 18 dicembre 2008 pagina 29 sezione: COMMENTI

La migrazione internazionale è una caratteristica peculiare del mondo contemporaneo. In ogni parte del pianeta ci sono persone letteralmente spinte oltre i confini del proprio paese da conflitti armati e catastrofi naturali, attratte da altri paesi per le prospettive di maggior sicurezza e per le migliori opportunità. In poche altre epoche della storia così tanta gente è stata in movimento da un paese e da un continente all' altro. La migrazione internazionale contribuisce enormemente alla nostra vita economica, sociale e culturale. Permette di colmare il gap nel mercato del lavoro e, attraverso le rimesse dei migranti, rifornisce di ingenti risorse economiche i paesi in via di sviluppo. Consente alle persone di migliorare il proprio livello di istruzione, di acquisire nuove professionalità e di mettere a frutto il proprio talento. La migrazione internazionale contribuisce enormemente allo scambio globale di idee e di informazioni, permettendo a noi tutti di sperimentare uno stile di vita più vario e cosmopolita di quanto non fosse possibile in passato. Ma la migrazione ha anche un lato oscuro, specialmente quando le persone si spostano perché fuggono da condizioni intollerabili nel proprio paese e quando non possono ottenere il passaporto o i visti necessari per viaggiare in maniera sicura e legale. In varie parti del mondo, rifugiati, richiedenti asilo e migranti irregolari vengono imprigionati e sono soggetti a maltrattamenti fisici. Molti subiscono discriminazioni e sfruttamento, non da ultimo da parte di trafficanti e scafisti che lucrano sul loro bisogno disperato di fuga. In questo contesto, il sensazionalismo dei media ed il populismo dei politici hanno contribuito alla crescita del razzismo e della xenofobia, di cui sono spesso vittime i migranti più vulnerabili. Sempre più frequentemente, contravvenendo al diritto internazionale sui rifugiati, le persone che rischiano vita e libertà nel proprio paese sono respinte alle frontiere di quegli stati dove sperano di trovare salvezza e sicurezza. In occasione della Giornata Internazionale del Migrante di oggi, va ricordato che a tutti i migranti, indipendentemente dalle motivazioni dell' esilio e dal loro status legale, è garantita la protezione dai principali trattati internazionali sui diritti umani. Va ricordato che fra coloro che lasciano il proprio paese ci sono persone che fuggono dalla persecuzione e dalle guerre e che meritano di essere trattate secondo quanto garantito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Rifugiati del 1951, sottoscritta ad oggi da quasi 150 paesi. Quando la Convenzione fu elaborata la comunità internazionale espresse "profonda preoccupazione per i rifugiati" ed evidenziò il bisogno di assicurare "il più ampio esercizio possibile dei loro diritti e libertà fondamentali". In un' era in cui così tante aree del mondo sono infestate dalla violenza, da tumulti politici e disintegrazione sociale, questo deve rimanere il nostro obiettivo. (l' autore è a capo dell' Alto commissariato dell' Onu per i rifugiati) - ANTONIO GUTERRES

giovedì 18 dicembre 2008

Antica ballata irlandese


"Se riuscirai a mantenere vivo un ramo verde nel tuo cuore nell'ora dell'oscurità,
allora il Signore verrà e manderà un uccello a cantare da quel ramo all'alba del giorno" (proverbio Irlandese)

*****

TROVA IL TEMPO

Trova il tempo di riflettere,
è la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare,
è il segreto della giovinezza.

Trova il tempo di leggere,
è la base del sapere.

Trova il tempo d'essere gentile,
è la strada della felicità.

Trova il tempo di sognare,
è il sentiero che porta alle stelle.

Trova il tempo di amare,
è la vera gioia di vivere.

Trova il tempo d'essere contento
è la musica dell'anima.

(Antica ballata Irlandese)

lunedì 15 dicembre 2008

Perchè "Shiva"?

Ieri un gradito visitatore del blog mi ha chiesto espressamente perchè avessi scelto Shiva come nik name. La domanda mi ha colpito, forse perchè nessuno si era posto e mi aveva posto il problema.
All'apertura del blog il nik name mi era venuto spontaneo,la parola era ricca di fascino,evocava mondi e culture lontane,da conoscere, scoprire...una vera manna per me che cerco di capire, con scarsi risultati, la vita nei suoi molteplici aspetti.
A questo bisogna aggiungere il valore e il significato delle parole che non mi stancherò mai di indagare.
Diamo per scontato che usando la nostra o la Lingua dell'altro ci si possa comprendere, purtroppo non è così semplice, dietro il linguaggio c'è tutto un mondo di storia,vissuti, emozioni, sentimenti, quando ci penso mi vengono i brividi. Eppure non dobbiamo stancarci di comunicare con gli altri, anche se ciò può costarci sforzo e fatica. Per chi mi legge una breve presentazione di Shiva, quello vero.

Il Signore della Danza
Shiva nella sua forma di danzatore cosmico.
« La materia, la vita, il pensiero non sono che relazioni energetiche, ritmo, movimento e attrazione reciproca. Il principio che da origine ai mondi, alle varie forme dell'essere, può dunque essere concepito come un principio armonico e ritmico, simboleggiato dal ritmo dei tamburi, dai movimenti della danza. In quanto principio creatore, Shiva non profferisce il mondo, lo danza. »
(A. Daniélou, Shiva e Dioniso")

Shiva è anche chiamato Nataraja, il Signore della Danza, la cui danza cosmica, detta Tandava, è ciò tramite cui l'universo viene manifestato, preservato e infine riassorbito. Essa è simbolo dell'eterno mutamento della natura, dell'universo manifesto, che attraverso una danza scatenata Shiva equilibra con armonia, determinando la nascita, il moto e la morte di un numero infinito di corpi celesti.
Il luogo in cui questa danza si compie viene chiamato Chidambaram: contemplando macrocosmo e microcosmo come un'unica realtà, il centro della danza universale di Shiva viene definito essere il cuore (fisico e spirituale) dell'uomo. In questo senso il suono dei tamburi (simbolo dell'Aum, quindi della creazione), che Shiva produce ballando, viene identificato con il battito del cuore, che determina la vita. In questa visione monista, l'identificazione tra macrocosmo e microcosmo evidenzia la medesima natura dell'individuale e dell'Universale.
Nei bhajan shivaiti più energici, ricorrono spesso alcune parole sanscrite che non sono letteralmente traducibili in altre lingue, come ad esempio Dhim / Dhimmi, Dam / Damma, Dhimmita, Dhimmitaka. Queste parole non hanno un significato letterale preciso, ma sono più propriamente delle onomatopee, che rappresentano il suono dei tamburi (damaru) e delle cavigliere che si odono quando Shiva esegue l'eterna e incessante danza Tandava.

domenica 14 dicembre 2008

L'informatore scientifico (tra sogno e realtà)



L’informatore scientifico (tra sogno e realtà)

L’informatore scientifico è l’incubo dei pazienti in attesa nell’ambulatorio del medico di base, cessa di essere una persona e si tramuta in “evento temuto”, a prescindere dall’aspetto, peraltro piuttosto standard.
I pazienti della terza età si avviano per tempo verso l’ambulatorio per prendere il “numero” che la segretaria elargisce con aria d’importanza, come un premio, e i primi arrivati si congratulano con se stessi per il posto acquisito in graduatoria, frutto della loro lungimiranza.
Chi non necessita di visita o colloquio col medico si dispone in fila, senza numero, per accedere alla stanzetta dell’assistente tuttofare, è lei che compila ricette, richieste d’analisi, certificati, mentre con un orecchio risponde al telefono e con gli occhi tiene a bada il computer.
Nel mezzo, note di vita quotidiana, scambi confidenziali con i pazienti affezionati che le confidano piccoli o grandi problemi che sentono quasi tutti, vista l’esiguità degli spazi.
Infine, quando ognuno è al suo posto e la situazione sembra sotto controllo, arrivano i ritardatari, quelli che non hanno tempo da perdere…se sono fortunati acciuffano uno degli ultimi numeri rimasti, e si congratulano (anche loro!) per la propria capacità di previsione, gli altri si sentono rispondere:- I numeri sono finiti! Questi subiscono, con vergogna, la soddisfazione della segretaria e gli sguardi di derisione di chi il numero ce l’ha, di chi è in attesa da oltre un’ora in perfetta legalità. Se ne vanno, maledicendosi.
All’interno tutto procede secondo la prassi, senza mutamenti.
Sempre che…non sia presente l’informatore!
Lui o lei, fa lo stesso, è inconfondibile per l’aria sicura, l’abbigliamento professionale ( in contrasto spesso con la giovane età) e la capace valigetta posta ai piedi, un distintivo inequivocabile, destituito dalla consueta collocazione per ragioni contingenti.
L’informatore lavora, anche quando sembra essere in attesa come gli altri che lo guardano con fastidio.
Il cartello parla chiaro: Il dott. ***** riceverà gli informatori ogni tre pazienti, per il tempo necessario (?) nel numero massimo di 3 nell’orario d’ambulatorio.
A volte gli informatori s’incontrano e subito fraternizzano, unico caso di non belligeranza tra case farmaceutiche…si raccontano piccole esperienze della loro vita di corse tra un ambulatorio e l’altro, si trasmettono espedienti “salva tempo” del tipo: oggi pomeriggio vado…ah sì, anch’io…allora non aspetto e vado subito! Poi forse torno qui!
Un informatore va via e i pazienti emettono un sospiro di sollievo, già guardano al rimasto con un pizzico di simpatia…per un attimo lui ritorna persona, non più uno scomodo evento, ma un lavoratore inviato, per malasorte, dalle ditte farmaceutiche che sfornano a ritmo convulso gli ultimi ritrovati ( che prima o poi faranno parte della vita, come l’acqua, il pane, la verdura…)
Un giorno però le cose andarono diversamente.
L’informatore entrò e con un sorriso dissolse l’aria greve di risentimento che avvolgeva il gruppo in attesa.
I pazienti lo “videro”: giovane, entusiasta, sereno…neanche si accorsero della valigetta che teneva sulle ginocchia finché lui non l’aprì rivelandone il contenuto: di medicine neanche l’ombra, solo piccoli libri che il giovane guardava con amore!
Ne prese uno e cominciò a leggere ad alta voce…per ingannare l’attesa, disse, rispondendo alle mute domande degli occhi che lo circondavano.
Lo stupore si tramutò in silenzio e tutti si ritrovarono ad ascoltare, catturati, soggiogati…chi aveva ritrovato la voce se ne servì solo per cedere il proprio turno a qualcuno che sarebbe dovuto entrare dopo, alla fine sembrò proprio che nessuno avesse più bisogno del medico che si affacciò alla porta dello studio, preoccupato, dopo aver ripetutamente e invano gridato: Avanti! Avanti!
Uno spettacolo unico! Il giovane leggeva, al centro di un piccolo cerchio di malanni dimenticati, di urgenze differite.
Le parole si posavano sui corpi con tocco lieve, a stupire, lenire, ammorbidire, persino il medico e la segretaria erano stati sequestrati…
dimentichi, ad un tratto, di ruoli e distanze.
Chi pose fine all’incanto? Non si sa, forse un acciacco indomabile, forse un disincanto irriducibile…
Il tempo, per poco sospeso, riprese a scorrere.
- A chi tocca? Chiedeva il medico con fare impaziente.
- A lui! Tocca a lui! Gridavano i pazienti indicando qualcuno a caso, invocando la manciatina di secondi che serve a tutti per riprendersi da un bel sogno.
Il giovane informatore entrò con la sua valigetta.
Le sue parole però rimasero lì, e continuarono a svolazzare, come piccole punte di pennelli invisibili, per dare l’ ultimo tocco al quadro mutevole della vita. E.B.

sabato 13 dicembre 2008

Poesia di Jolanda Catalano




Una poesia di Jolanda Catalano, dalla Silloge inedita All'alba del canto

Un alito
ancora uno
e alla finestra si fermano le ore
dentro pensieri inutili al percorso,
difficili da decifrare.
Incongruenze
rimasugli inerti
e gelo,
ancora gelo
e fuori piove tutto il passato
che si scioglie in gocce
e poi flutti,
torrenti demenziali.
Un alito,
ancora uno
per ricondurre il tempo
dentro le astratte rette delle ore
dove si ricompongono i misteri
e fuori dalla finestra
ancora piove.

Un grazie particolare a Jolanda che mi rende possibile condividere il suo profondo sentire!

La poesia, e molte altre, tutte stupende, sono reperibili nel blog:http/rebstein.wordpress.com

giovedì 11 dicembre 2008

Quando i "nodi" vengono al pettine.

Quello che sta accadendo in Zimbabwue è sotto gli occhi di tutti, ma non se ne parla perchè stiamo vivendo uno sconquasso globale che ci porta a restringere il campo dell'attenzione ai problemi dell'occidente.
I paesi, America in testa, mettono in atto le misure anticrisi, quelle che devono scongiurare la recessione da più parti annunciata, se poi in Africa c'è chi muore cosa possiamo fare? Se ancora molti paesi africani sono governati da dittatori senza scrupoli è forse colpa nostra? Noi sosteniamo le ong che operano sul campo, adottiamo piccoli africani a distanza, costruiamo ospedali e scuole perchè crediamo nel diritto dei popoli allo sviluppo, che fare di più?
Ci sono governi più coraggiosi del nostro che chiedono apertamente le dimissioni di Mugabe, leader dello Zimbabwue, parlo del presidente Sarkozy, e paesi che tengono un profilo più basso ben sapendo che certi dittatori è meglio lasciarli al loro posto!
L'Africa è un grosso "affare" per l'Occidente ed è anche bene che gli africani vivano e muoiano nella loro terra...vogliamo continuare a pensarla cosi?
Io non ci sto. Mi aspetto che la FAO renda conto del suo operato, anzi della sua stessa ragione di esistere.

Da Repubblica.it del 11 nov 2008
ESTERI
L'epidemia causata dal collasso del sistema sanitario nazionale
conseguenza della pesante crisi economica che affligge il Paese
Zimbabwe, il colera fa strage
quasi 774 le vittime accertate
I casi di contagio sono più di 15.500. Servirebbero 13,6 milioni di euro.


Distribuzione dell'acqua ad Harare
HARARE - L'epidemia di colera che dallo scorso agosto ha colpito lo Zimbabwe ha provocato 774 morti. Il bilancio è stato reso noto dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) secondo la quale il numero delle vittime continua ad aumentare giorno per giorno. I casi di contagio sono in totale più di 15.500.

L'area più a rischio è quella della capitale, Harare, dove si sono registrati finora quasi 200 decessi e le persone ammalate sono oltre 7.600. L'epidemia è la più grave mai verificatasi nel Paese africano. E a causa della fuga di massa degli sfollati il contagio rischia sempre più di propagarsi agli altri Stati della regione, dal Sudafrica al Mozambico, al Malawi. Non a caso il Sudafrica ha allestito strutture mediche al confine, dove vengono curate decine di persone.

Per fronteggiare l'emergenza, in alcuni quartieri periferici di Harare sono stati consegnati, , attraverso l'intervento dell'Unicef, migliaia di litri di acqua. Sono settimane che molte zone della capitale sono senza acqua.

L'agenzia Onu per l'infanzia ha lanciato un appello per la raccolta di 13,6 milioni di euro che garantirebbero l'assistenza alla popolazione colpita. Le autorità dello Zimbabwe dal canto loro hanno decretato la scorsa settimana lo stato di emergenza, chiedendo il sostegno delle agenzie internazionali.

L'epidemia si è diffusa a causa del collasso del sistema sanitario nazionale, causato dalla grave crisi economica in cui versa lo Zimbabwe, con un'iperinflazione che ha superato i 231 milioni per cento e un tasso di disoccupazione che ha raggiunto l'80 per cento. E la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi con l'arrivo della stagione delle piogge.
(10 dicembre 2008) Tutti gli articoli di esteri

martedì 9 dicembre 2008

Una boccata di libertà

Una boccata di libertà

C'è proprio bisogno, ogni tanto, di respirare un'aria diversa, di dimenticare per un po' il quotidiano, soprattutto quando lo stesso ti assilla e ti toglie il fiato.
Il giorno 7 u.s mi sono "immersa" in un mare di libri alla Fiera della piccola e media editoria promossa dall'iniziativa "Più libri, Più liberi".
Ho scoperto con gioia, visto l'enorme afflusso di visitatori, che faccio parte di una categoria (lettori accaniti) molto più vasta di quello che pensavo e anche più nutrita di quanto si vuol far credere."In Italia si legge poco" é quello che trasmettono i media senza però indagare,come sempre, sulle cause del fenomeno.
Nessuno dice che i libri costano troppo(in media 16 euro a volume),che nelle scuole e nelle famiglie non si educa al gusto della lettura, che i libri costringono alla "riflessione" e che di questi tempi meno si riflette e meglio è, che i libri veicolano "conoscenza e cultura" entrambe pericolose per cittadini che si preferiscono ignoranti e privi di capacità di critica, che i libri, infine, subiscono la pesante concorrenza del web e della televisione, quest'ultima asservita ai diktat del governo di turno!
Ho trascorso sei ore di pura libertà, ho verificato che le case editrici piccole e medie pubblicano autori pregevoli a prezzi inferiori, e soprattutto ho visto gente dallo sguardo vivo, brillante e curioso.
Quando sono uscita dalla fiera avevo le gambe a pezzi, ma l'animo intero, pronto a nuove battaglie.

Una boccata di libertà

C'è proprio bisogno, ogni tanto, di respirare un'aria diversa, di dimenticare per un pò il quotidiano, soprattutto quando lo stesso ti assilla e ti toglie il fiato.
Il giorno 7 u.s mi sono "immersa" in un mare di libri alla Fiera della piccola e media editoria promossa dall'iniziativa "Più libri, Più liberi".
Ho scoperto con gioia, visto l'enorme afflusso di visitatori, che faccio parte di una categoria (lettori accaniti) molto più vasta di quello che pensavo e anche più nutrita di quanto si vuo far credere."In Italia si legge poco" é quello che trasmettono i media senza però indagare,come sempre, sulle cause del fenomeno.
Nessuno dice che i libri costano troppo(in media 16 euro a volume),che nelle scuole e nelle famiglie non si educa al gusto della lettura, che i libri costringono alla "riflessione" e che di questi tempi meno si riflette e meglio è, che i libri veicolano "conoscenza e cultura" entrambe pericolose per cittadini che si preferiscono ignoranti e privi di capacità di critica, che i libri, infine, subiscono la pesante concorrenza del web e della televisione, quest'ultima asservita ai dictat del governo di turno!
Ho trascorso sei ore di pura libertà, ho verificato che le case editrici piccole e medie pubblicano autori pregevoli a prezzi inferiori, e soprattutto ho visto gente dallo sguardo vivo, brillante e curioso.
Quando sono uscita dalla fiera avevo le gambe a pezzi, ma l'animo intero, pronto a nuove battaglie.


mercoledì 3 dicembre 2008

Il grembiule verde


Ritrovato per caso, un rettangolo di stoffa usato e lavato migliaia di volte, con le sue fettucce un po’ logore, ma ancora salde, e la pettorina pendente, ormai senza sostegno: il grembiule verde della mamma.
Un sopravvissuto a traslochi e innumerevoli cernite, finito sul fondo di una cassapanca in attesa da tanto, di una mano che lo riporti alla luce. E poi un giorno avviene, e ti rendi conto che niente è casuale, ogni fatto
ha una ragione ed un tempo.
Ecco la mamma, con il suo grembiule verde dinanzi al lavello, e poi ai fornelli, con la divisa della cucina, con il simbolo della sua vita.
Ma può mai essere? Eppure a ben pensarci...un simbolo del suo "servizio", svolto con gioia e con orgoglio, pesante, certo, ma reso lieve dall'amore per i suoi quattro figli e per il marito, un po’ figlio anche lui.
Non poteva essere diversa la sua vita, da figlia a mamma, secondo il modello dei tempi, con una dedizione dimostrata in cento modi, ad un tratto visibile e presente lì, nel suo grembiule.
Avrebbe mai pensato la mamma che un giorno lui avrebbe "parlato" con parole sue, dolci come il miele del ricordo, amare come il fiele del rimpianto?
Un grembiule consunto.
Niente se paragonato ai tanti piccoli oggetti conservati con religiosa cura: un pettine, un rossetto, un profumo, il foulard preferito, l'ultima borsetta con i guanti e gli occhiali...tutti segni di una vita , ma nessuno capace di rivelare di quella vita la vera essenza.
Vivere per gli altri, per rendere più facile il loro cammino.
E davvero il nostro cammino è stato facile, e bello, e gioioso.
I miei occhi si perdono nel verde della stoffa, i segni dell'usura mai notati mi trattengono nel giardino dell'infanzia accanto a Lei...la vedo, la sento, come sento le sue parole, quelle che sono in me al punto da non essere più distinte: le sue, o le mie?
Come vorrei che la sua vita fosse stata diversa! Che avesse pensato di più a se stessa! Eppure mi sembrava felice...le sue tristezze, le preoccupazioni erano sempre solo per noi.
C'è chi lascia ai figli un patrimonio...chi un amaro ricordo..
Lei una vita che continua a vivere in ognuno di noi, a me, in più, il suo grembiule verde!

La mia mamma ci ha lasciato a 69 anni, dopo un lungo calvario.
Io voglio pensare che avesse terminato il suo cammino...esaurito il suo servizio.
Quello che voglio credere con tutta me stessa, è che nessuno può lasciarci davvero, se non lo vogliamo.
Credo fermamente che oltre la vita che conosciamo ce ne sono altre...una è quella che continua in quelli che amiamo e che ci hanno amati, ecco perché possiamo vivere per sempre!

martedì 2 dicembre 2008

E l'orrore diventa spettacolo

E l’orrore diventa spettacolo

Non so quanti spettatori ieri sera abbiano avuto il “fegato” di seguire la trasmissione Porta a Porta in onda su RAI 1 fino alla fine…io sono tra quelli che a un certo punto ne ha avuto abbastanza, abbastanza da andare a letto con l’animo in tumulto, in preda a domande e considerazioni che mi hanno comunque tenuto sveglia per buona parte della notte.
Oggi sapremo quale indice di ascolto avrà raggiunto la trasmissione in oggetto e anche quanta parte del pubblico televisivo ama guardare negli occhi chi si è macchiato, a detta dei magistrati che hanno già emesso una sentenza, di un orrendo delitto, quanti apprezzano pareri e commenti di esperti che dicono la loro, quanti sarebbero disposti a “perdonare” coloro che hanno tolto la vita a quattro persone come sembra aver fatto il padre, marito, nonno di tre delle vittime…
Io mi chiedo a che servano certe trasmissioni, dal delitto di Cogne in poi.
A cosa possono servire se non a stimolare nella gente una richiesta di giustizialismo che con la Giustizia ha poco da spartire?
Sento la gente esprimere opinioni agghiaccianti: Quei due meriterebbero la pena di morte! Io li metterei in carcere e butterei la chiave! Se avessero ucciso mia moglie, mio figlio, mio fratello, li ucciderei con le mie mani!
Il perdono? Quale perdono? Solo un pazzo può perdonare un assassino!

Provo a mettermi nei panni dei famigliari delle vittime e mi sento sommergere da un immane dolore, una sofferenza che non avrà mai fine e certo vorrei che i colpevoli fossero assicurati alla Giustizia e da questa giudicati secondo le Leggi del nostro paese, anche se a volte appaiono troppo severe e altre no.

In ogni caso mi porrei un po’ di domande: è giusto che la vita di vittime e carnefici debba essere “ridotta” ad uno spettacolo che pretende di informare mentre chiama chi guarda e ascolta a giudicare, a rivestire un ruolo che non gli appartiene?

Mi interrogo sul significato di Perdono e Vendetta, di Pena (esemplare!), di Rieducazione…
Mi viene in mente che in molti paesi vige ancora la Pena di morte, e che negli stessi paesi i crimini non sono diminuiti più di tanto.
Forse bisognerebbe battersi per una giustizia vera, rispettosa dei diritti dell’essere umano ovunque questo si trovi.
Il diritto alla vita è il solo in grado di sancire la nostra appartenenza ad un’Umanità che tutti accomuna, la sua difesa il solo deterrente ad una deriva che può condurci di filato alla barbarie.