domenica 22 novembre 2009

I Diritti dei bambini 20 nov.2009



Il 20 Novembre di ogni anno si celebra la Giornata dell'infanzia e dell'adolescenza, a ricordo di quel 20 novembre 1989 quando, con l'approvazione della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU, si sancì il riconoscimento a tutti gli effetti dei diritti dei bambini nell'ambito, più vasto, dei diritti umani universalmente identificati.

I diritti umani sono quei diritti che spettano ad ogni persona in quanto tale, sono diritti fondamentali, universali, inviolabili, inalienabili e devono trovare sempre adeguata protezione sia a livello nazionale che internazionale.

Purtroppo ancora oggi molti paesi disattendono gli impegni sottoscritti all'atto della Convenzione, giova ribadire quanto espresso dal Presidente Giorgio Napolitano
Roma, 19 nov. - (Adnkronos):
- "Non e' sufficiente che i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza siano sanciti formalmente nelle convenzioni internazionali e nelle legislazioni nazionali. Occorre far si' che essi trovino concreta attuazione e che i temi dell'infanzia e dell'adolescenza occupino un posto prominente nell'agenda internazionale dei singoli Paesi" Lo ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al presidente dell'Unicef Italia Vincenzo Spadafora in occasione della presentazione del rapporto speciale sulla condizione dell'infanzia nel mondo, esprimendo il suo "sentito apprezzamento" all'organizzazione.

Per voi un testo di Tagore:
In riva al mare di mondi sconfinati
i bambini si incontrano
gridando e danzando.
Costruiscono castelli di sabbia
e giocano con conchiglie vuote.
Con foglie secche
fanno imbarcazioni
e sorridendo le fanno galleggiare
sul vasto abisso.
I bambini giocano
in riva al mare dei mondi.
Non sanno nuotare
nè gettare reti.
Non cercano tesori nascosti.
I bambini raccolgono sassolini
e li sparpagliano di nuovo.
Il mare gioca con i bambini
e pallido splende
il sorriso della spiaggia.
La tempesta percorre il cielo senza sentieri,
le navi naufragano
nell'acqua senza cammini,
c'é in giro la morte
e i bambini giocano.
In riva al mare di mondi sconfinati
é il grande convegno dei bambini.

mercoledì 18 novembre 2009

Daniele, storia di un bambino che spera di Cinzia Lacalamita


Daniele è un bambino che ha poco più di due anni ed è affetto da una malattia rarissima:una particolare forma di mutazione- unico caso al mondo- causato dalla distrofia muscolare di Duchenne.I muscoli dei bambini affetti da questa patologia sono attaccati progressivamente: si cammina sempre con maggiore difficoltà, prima o poi si finisce sulla sedia a rotelle, finchè, ad uno ad uno vengono colpiti gli organi vitali, l'apparato respiratorio, il cuore.
Daniele non lo sa e si muove come ogni altro piccolo della sua età, solo se lo guardi attentamente noti che un'andatura strana, simile a un passo di danza, in realtà fa forza sui talloni per stare in equilibrio.
Papà Fabio e mamma Eliana Amanti sono impegnati in una lotta contro il tempo, uno qualunque dei prossimi giorni Daniele potrebbe precipitare nel tunnel della distrofia e l'unico modo per trovare una cura é un progetto di ricerca finalizzato-anche- alla sua malattia. Per "costruire" il progetto occorrono 250mila euro.
Cinzia Lacalamita incontra Daniele su Internet, é scrittrice e madre (ha perso la sua piccola Daria), decide di aiutarlo e scrive un libro, trova l'editore e pubblica "Daniele, storia di un bambino che spera" (Aliberti, 11,90 euro).
I diritti d'autore- come altri contributi- vanno al Parent projet onlus, direttamente sul conto perchè Fabio, eliana e Cinzia vogliono che nulla passi per le loro mani.

Dobbiamo aiutare Daniele e i suoi genitori in questa lotta contro il tempo, dobbiamo farlo perchè il nostro impegno sul web abbia un significato, perchè le nostre parole di solidarietà e condivisione, e persino il nostro dolore, abbiano un significato!

Per contribuire:
Posta:Fondo Daniele Amanti c/c postale 94255007
Bonifico: Banca di Credito Cooperativo di Roma,iban IT38V08327032I9000000005775(intestato a Parent Projet Onlus. Causale:Fondo Daniele Amanti)

domenica 15 novembre 2009

Il Crocifisso nelle scuole



Nella mia scuola il Crocifisso c'è sempre stato, non ha mai dato fastidio neanche agli alunni di religione diversa, nè tantomeno alle loro famiglie.
Oggi si scopre che la Croce può creare turbamento...
Proviamo a pensare alle "croci" che ci affliggono quotidianamente, che sono sotto i nostri occhi ogni volta che accendiamo il televisore o leggiamo un giornale, non c'è proprio da stare allegri!
Riporto uno scritto di don Luigi Ciotti sull'argomento Crocifisso riportato dalla Stampa dell'11 u.s.

"Sono i giovani i crocifissi
da difendere"


I crocifissi da difendere, quelli veri, non sono quelli appesi ai muri delle scuole. Sono altri. Sono uomini e donne che fanno fatica. Che non ce la fanno e muoiono di stenti. E' verso di loro che non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti. E' verso di loro che dobbiamo concentrare i nostri sforzi.
«Un crocifisso è un malato di Aids, che ha bisogno di cure e di sostegno. Un crocifisso è quel ragazzo brasiliano che è morto qualche giorno fa a Torino. A casa aveva lasciato la moglie e i figli, era arrivato qui alla ricerca di un lavoro, e non ce l'ha fatta».

Abbiamo partecipato al suo funerale. C'erano tante persone, molte nemmeno lo conoscevano, ma erano lì ugualmente, a condividerne la sofferenza e il dolore.
«E' giusto lottare per difendere i simboli di quello in cui crediamo, ma allo stesso tempo bisognare stare molto attenti a non cedere al puro idealismo. Lo dice il Vangelo stesso: i pezzetti di Dio sono sparsi nel mondo che ci circonda. Li troviamo ovunque. Nel concreto, nella vita di tutti i giorni, tra le persone che vivono accanto a noi, e di cui spesso nemmeno ci accorgiamo dell’esistenza. E' con queste realtà che dobbiamo imparare ad avere a che fare e a misurarci.
«Bisogna imparare a vivere con corresponsabilità, come i tanti e tanti volontari che dedicano il proprio tempo a un bene che non è esclusivamente loro, ma pubblico, di tutti quanti. Dobbiamo sentirci tutti chiamati in causa, nei grandi nuclei urbani come nei tanti piccoli paesi di provincia. La partecipazione è il primo passo in favore dei più deboli.
«I crocifissi non si difendono soltanto con le parole. Infatti queste troppe volte non bastano. Bisogna imparare ad affrontare la realtà con concretezza, e tendere la mano alle persone sole, a chi non ha più una famiglia e a chi non può ricorrere all'aiuto dei propri cari».

Condivido le parole di don Ciotti e profitto per segnalare la lettera di Roberto Saviano indirizzata al presidente del Consiglio:

"Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia."

ROBERTO SAVIANO

Su Repubblica.it è possibile firmare per sottoscrivere l'appello.

domenica 8 novembre 2009

Leggerezza di E.B.



Leggerezza

Leggerezza, assolutamente di casa nella famiglia Howard dove tutto era "leggero".
Inge e Olaf si erano conosciuti a scuola e da piccoli amici erano poi diventati giovani sposi che, a parere di tutti e a cose fatte, avevano agito con "leggerezza".
Lui non aveva un lavoro stabile, ma sapeva fare di tutto, lei aveva conservato nell'aspetto e nei modi la sua immagine di bambina con la capacità di sgranare i tondi occhi azzurri dinanzi agli eventi, grandi o piccoli che fossero, tutti ugualmente sorprendenti e, per lo più, fonte di gioia.
- Nessun progetto di vita, solo il desiderio incontenibile di essere insieme, di respirare la stessa aria, di incontrarsi con gli occhi e col cuore senza neanche cercarsi-
Al mattino Olaf usciva con la sua cassetta degli attrezzi e andava...dove? Forse al porto, forse a riparare un tetto oppure a sistemare qualche infisso sconnesso, sarebbe rientrato all'imbrunire con i suoi capelli svolazzanti e con gli occhi ridenti.
Avrebbe trovato la sua donna bambina intenta a costruire piccole case olandesi, simili alla loro, da vendere al mercato con altri piccoli oggetti di legno, decorati con colori leggeri, come lieve era il loro peso e il loro uso.
Sui fornelli era in attesa una cena già pronta, ogni volta diversa, leggera ma sostanziosa, avvolta da oscuri profumi capaci di guidarlo fino a loro anche a occhi chiusi, giacché erano girovaghi come Lui, e tra girovaghi ci si riconosce.
Nacque il primo figlio, con la pelle color latte della mamma e i capelli di soffice seta rosata, lo guardarono entrambi con stupore...decisero insieme che poiché era piccolo e leggero avrebbero usato con lui solo parole dolci e modi gentili.
Inge cominciò a confezionare piccole bambole, prendendo a modello il suo bambino che non urlava come tutti i neonati, che dormiva con guance paffute e piangeva con lacrime dolci e silenziose.
Olaf avvolgeva i suoi attrezzi in panni soffici e al mattino usciva da casa con passi silenti, non senza aver gettato un ultimo sguardo alla sua famiglia dormiente, la Vergine con il Bambino, sapendo che al ritorno avrebbe ritrovato la strada di casa guidato da piccoli trilli di gioia e canti pieni d’amore.
Quando nacque Katie, con leggerezza, era già tutto pronto: la piccola aveva la culla del fratello e per giocare tante piccole bambole-sorelle di cui sembrava essere l'esatta copia, occhi fiordaliso e boccuccia dischiusa, come chi si accinge a dare voce a domande ancora inespresse.
Inge tagliava, cuciva, incollava, riempiva cesti dei suoi piccoli oggetti, ognuno dei quali dedicato ai suoi bambini: un lettino per Unger con tulipani azzurri, una sediolina per Katie con uccelletti dorati..casette un po’ più grandi, bamboline con gonnelline svolazzanti o con pantaloncini di panno... tutti destinati a girare il mondo, a differenza dei suoi piccoli che teneva avvinti a sé con i fili del suo amore e con corde di seta, perché il Vento non li portasse lontano.
Il Vento, un amico col quale aveva sempre giocato, lui le gonfiava le gonne e lo invitava a seguirlo, le scioglieva i capelli rendendola cieca per un po’, giusto il tempo di scoprire che le piccole cose leggere che lei inseguiva non erano più al loro posto, le foglie, le nuvole, un panno sfuggito alla presa della corda...piccoli scherzi di un compagno burlone, che sapeva però diventare esigente.
Come quando si annunciava con sibili continui, persistenti, avvolgendo la sua casa con turbini e oscure minacce, allora lei capiva che doveva temerlo.
Chiudeva le imposte e - con i figli stretti a sé- metteva al sicuro le cose leggere della sua vita perché sapeva che il Vento aveva mani sottili e insinuanti.
Quando una sera di vento Olaf non tornò, Inge capì che il Vento lo aveva portato via.
Prima aveva disperso il profumo della zuppa che bolliva sul fornello, poi il canto delle loro voci che lo chiamavano... Olaf si era perso!
Uscì in cerca del suo uomo, era così leggera che sarebbe finita chissà dove se i figli, già adolescenti, non l'avessero tenuta per mano, se le corde che aveva tessuto per loro non fossero state così resistenti.
Al porto le barche erano tutte distrutte, qualcuna si era salvata, ancora compariva e scompariva all'orizzonte come una bimba in altalena, su e giù...
Infine col calare del vento non si vide più niente, solo un punto lontano.
Inge rimise i piedi a terra. Sapeva che Olaf era stato sull'altalena, e non sarebbe tornato.
Con passo gravato da una sconosciuta pesantezza fece ritorno a casa, tenendo per mano i suoi figli.
Unger al mattino prese ad uscire come suo padre e a rientrare con occhi ridenti, Katie cominciò ad aiutare la mamma a costruire piccole case con i tetti colorati e le imposte chiuse, solo dipinte.
Inge si specializzò in piccole barche, di tutte le dimensioni e tutti i colori, ognuna aveva lo stesso nome: Olaf.
Sarebbero andate, con leggerezza, per ogni dove, come solo le cose "leggere" sanno fare.

domenica 1 novembre 2009

Solo per oggi di Giovanni XXIII


Giovanni XXIII, il Papa buono scrisse cosi...


Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi
della mia vita tutti in una volta.

Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.

Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.

Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.

Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.

Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.

Solo per oggi farò una cosa che non desidero fare. E se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga.

Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.

Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che la Provvidenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.

Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nella bontà.

Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.

Dedico queste parole a Sante, nel giorno del Suo onomastico, con tutto il mio affetto!

Ai miei amici l'augurio che di tanto in tanto possano ripetersi:- Solo per oggi...