mercoledì 7 luglio 2010

Appello di Amnesty International


Libia: più di 200 persone di nazionalità eritrea rischiano il rimpatrio forzato. L’appello di Amnesty International"

Se ne parla da oltre una settimana, pochissimi giornali ne hanno dato notizia,in televisione si è visto poco o nulla...perchè?
Una risposta me la sono data, si tratta di un argomento veramente "scomodo", qualcosa che richiama alla mente i "respingimenti" e gli "accordi presi dal nostro paese con un paese che non rispetta i diritti umani".
Mi risulta che da più parti il Governo sia stato sollecitato ad intervenire con risultati nulli..."Mica si tratta dei profughi che abbiamo respinto noi", questa la risposta che dovrebbe tacitare le coscienze!
A volte, sempre più spesso, mi vergogno di essere italiana.

Secondo informazioni ricevute da Amnesty International, più di 200 cittadini eritrei sono stati picchiati e trasferiti con la forza dal centro di detenzione di Misratah a quello di Sabha, dove le condizioni sono di gran lunga peggiori. Rischiano il rimpatrio forzato in Eritrea, dove potrebbero subire torture.

Sia il centro di detenzione di Misratah che quello di Sabha sono destinati ai "migranti irregolari", sebbene le autorità libiche facciano poco o nulla per distinguere tra richiedenti asilo, rifugiati e migranti.

Circa due settimane fa, gli agenti di sicurezza libici hanno fatto circolare un modulo in lingua tigrina nel centro di detenzione di Misratah, chiedendo ai detenuti eritrei di compilarlo. Circa la metà di loro si è rifiutata di farlo, temendo che le informazioni personali riportate sarebbero state trasmesse alle autorità eritree. Il 29 giugno, circa 15 detenuti hanno tentato la fuga; 13 di essi sarebbero stati catturati nei due giorni successivi.

Secondo le informazioni inviate ad Amnesty International, la notte del 29 giugno, circa 100 soldati e agenti di polizia hanno circondato il centro di detenzione di Misratah. Erano armati con fucili e gas lacrimogeni. All’alba del 30 giugno hanno fatto irruzione nelle celle e hanno picchiato i detenuti con bastoni e fruste. Almeno 14 persone sarebbero state gravemente ferite e portate in ospedale. Lo stesso giorno, più di 200 detenuti eritrei sono stati caricati a forza su due container e trasportati a Sabha, sorvegliati da un convoglio di militari e poliziotti. Almeno quattro uomini sono stati separati dalle loro famiglie; 13 donne e sette bambini eritrei sono ancora nel centro di detenzione di Misratah, nessuno di loro è stato trasferito o picchiato.

Gli oltre 200 eritrei si trovano ora nel centro di detenzione di Sabha, in pessime condizioni a causa della carenza di cibo e acqua, dell’inadeguatezza dei servizi igienico-sanitari e del sovraffollamento delle celle. A diversi detenuti che hanno riportato gravi ferite sono state negate le cure mediche. I detenuti temono il rimpatrio forzato nel loro paese di origine, dove sono a rischio di tortura e altri maltrattamenti, la punizione riservata a chi ha "tradito" il paese o ha disertato la leva militare. I loro timori si aggiungono alle minacce delle forze di sicurezza libiche che, mentre li picchiavano, urlavano che li avrebbero uccisi o rimpatriati."

[ martedì 6 luglio 2010 ]Vai a
http://www.meltingpot.org/articolo15678.html

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ele carissima,
hai detto tutto, difficile commentare quando la consapevolezza del male si scontra con la poca o nulla volontà politica per risolvere i VERI problemi di questo mondo. Ognuno pensa ai propri interessi, non vedo all'orizzonte alcuna voglia di migliorare le condizioni delle fasce più deboli, ovunque esse siano.
E l'uomo che storicamente ha fatto tanto per i diritti, per costruire una vita più dignitosa, si è perso ora, invischiato nella sua stessa rete di potenza. ma ciò che più mi rattrista e mi fa rabbia è che loro, i padroncini che stanno al governo, a tutti i governi, non subiscono nè danni nè perdite.
e questo non è giusto, per la miseria, no che non è giusto. e la chiesa che si professa chiesa di tutto il mondo, cosa fa? rimane al suo posto a continuare a lustrare i drappi di velluto e gli ori di cui tanto vergognosamente abbonda.

Ciao, mia cara amica, grazie perchè ci ricordi sempre che non siamo noi il popolo eletto, anzi, per essere questa nostra repubblica nata dal sangue della Resistenza, forse deteniamo il primato del marciume in cui sguazza ormai da molti, troppi anni.

ti abbraccio
jolanda

Shiva ha detto...

Carissima Jole, come sempre i tuoi commenti sono efficaci ed incisivi più delle mie timide parole...Sei una "tosta", una persona che è capace di leggere la realtà con estrema lucidità e di esprimere le proprie idee con grande schiettezza!Chi conosce la profondità del tuo animo e la sensibilità che riveli nell'espressione poetica non può meravigliarsi...in fondo i poeti "veri" sono nel mondo, e sanno viverne fatiche e storture con passione e sofferenza.
Grazie per la tua presenza costante.
Un abbraccio di riconoscenza. ele

accipicchia ha detto...

Si legge da giorni di questo povero popolo maltrattato, si fanno petizioni, si appongono firme, se ne parla tra blogger, si sollecita tra gli amici la collaborazione, si chiede di parlarne il più possibile. Ci si mobilita, insomma, tra noi, gente comune. Ma, come giustamente dici tu, chi potrebbe conseguire risultati concreti fa praticamente niente. Sembra non avere coscienza, cuore, sentimenti. La sofferenza degli "altri" appartiene agli "altri", appunto.
Dispiacere, imbarazzo, vergogna, questi sono i nostri sentimenti, ma noi possiamo fare ben poco oltre quel poco che cerchiamo quotidianamente di fare, qui sui nostri blog o su facebook.
E' già qualcosa, lo so, ma è qualcosa di irrisorio rispetto alla sofferenza di chi giustamente si sente abbandonato dai suoi simili, quelli che, con un eufemismo, chiamiamo "uomini".
Ciao, carissima, e, come sempre,grazie.
Un grande abbraccio e un grazie, per gli stessi motivi, alla nostra amica Jole. Piera