sabato 5 settembre 2009

Ucciso in Salvador il regista della " Vida loca"



ESTERI Repubblica.it
Assassinato Christian Poveda fotoreporter franco-spagnolo
reso celebre dal film documentario "La vida loca"


Christian Poveda
Il fotografo e regista franco-spagnolo Christian Poveda è stato trovato morto vicino alla sua auto con quattro colpi di pistola in faccia in un'area che si chiama El Limòn vicino a Tonacatepeque, a nord della capitale del Salvador.
Un anno fa Poveda aveva girato un bellissimo film documentario, "La vida loca", sulle maras, le bande di giovani assassini che infestano il Centro America. Proprio una delle maras più forti del Salvador, la M-18, controlla la zona del Limòn e la polizia non esclude che l'omicidio di Poveda abbia a che fare con le sue inchieste e il suo documentario. Prima di essere ucciso il fotoreporter, 54 anni, aveva girato nuove immagini e stava rientrando nella capitale.

Poveda era nato in Algeria nel 1955 da genitori spagnoli fuggiti in esilio dalla dittatura franchista. Cresciuto a Parigi era arrivato in Salvador giovanissimo, trent'anni fa, grazie ad un contratto con Time, il newsmagazine americano, per seguire come fotografo la guerra civile. Dopo il '92, quando la guerriglia del Farabundo Martì - oggi al governo - iniziò le trattative di pace, Poveda lasciò il paese per documentare nuove guerre: dall'Iran, all'Iraq, al Libano; pubblicando le sue foto nei maggiori giornali internazionali come El Pais, Le Monde, Paris Match e New York Times.

Qualche anno fa Poveda era tornato a stabilirsi in Salvador e a lavorare sul fenomeno della criminalità giovanile. Il film La vida loca, in gran parte girato nel sobborgo della Campanera, documenta l'estrema violenza di queste bande di giovanissimi - l'iniziazione avviene intorno ai dodici massimo tredici anni - che spacciano droga e dominano il contrabbando, ma è molto critico anche verso la polizia e l'atteggiamento super repressivo dello Stato.

Le bande criminali giovanili come la M-18 o la Salvatrucha (o M-13), le due più grandi del Salvador, nascono negli anni Ottanta tra i ragazzi delle comunità di immigrati ispanici di Los Angeles. Negli anni Novanta il fenomeno si estende in Centroamericana grazie ad una legge che consente al governo americano di rispedire nei paesi d'origine piccoli e grandi criminali dopo che hanno scontato la loro condanna negli Usa. Fu così che i giovani capi gang di Los Angeles rimpatriati in Salvador formarono le nuove bande per gestire droga e contrabbando. Il fenomeno è esploso in America centrale negli ultimi dieci anni ed oggi si calcola che l'esercito delle gang sia composto da un numero di membri che varia dai 30 ai 50 mila.
(4 settembre 2009)

«Dobbiamo capire perché un ragazzino di 12-13 anni aderisce ad una gang e gli consegna la sua vita», aveva detto Poveda in una recente intervista con El Faro, un quotidiano salvadoregno online. «I ragazzini che hanno drammatici problemi in famiglia o vengono da situazioni di povertà non hanno genitori che si possano occupare di loro».da Il Mattino.it

Le parole di Poveda mi appaiono di triste attualità anche per ciò che avviene nel nostro Paese. Anche noi dobbiamo "capire" e le Istituzioni dovrebbero interrogarsi su certi fenomeni che sono sempre espressione di un profondo disagio sociale che non si può sottovalutare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, cara. Come sempre, attenta e sensibile, pronta alla condivisione. Che amarezza e che dispiacere leggere di un'altra morte ingiusta!
La morte di una persona sensibile che ha cercato di capire e non è stata capita. Davvero una grande ingiustizia.
Ti abbraccio forte.
Ho intravisto gli altri post interessantissimi, domani approfondirò senz'altro. A presto. Piera

Shiva ha detto...

Carissima Piera,è triste che si debba conoscere l'operato e il valore umano e professionale di una persona solo quando la stessa ha cessato di vivere! Nel caso poi di Poveda si tratta di una morte particolarmente ingiusta e spietata, come ogni altra esecuzione intesa a punire, eliminare, chi vuole informare e documentare fenomeni che chiamano in causa responsabilità multiple o evidenti connivenze tra governi e criminalità.
Ti ringrazio per la visita.Un forte abbraccio. ele

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good