lunedì 19 gennaio 2009

Il violoncellista di Sarayevo


Il violoncellista di Sarayevo di Steven Galloway

E’ il titolo di un libro letto qualche tempo fa. Mi è venuto in mente in modo inaspettato, stamattina, al risveglio, in quella fase di consapevolezza ottusa nella quale ancora non sai cosa vuoi fare veramente, alzarti, o provare a chiudere gli occhi e sperare di dormire ancora un po’?
Mentre tu provi a decidere per un futuro immediato i pensieri corrono, saltano, si aggrovigliano, si arrampicano, sgomitano per imporsi, finchè non capita un flash: un’immagine, l’eco di parole scambiate, un desiderio, un ricordo, il titolo di un libro.
Ti accorgi che non hai deciso niente, ti ritrovi a cercare il libro che ti era piaciuto, a scorrerne le pagine, a ricordare, e capire che la mente collega fatti e storie in forma autonoma, ma sempre coerente.

Siamo a Sarayevo, una città assediata e la gente fa la fila al mercato per comprare il pane. Un colpo di mortaio si abbatte sulla folla e uccide 22 persone.
Il violoncellista dell’orchestra cittadina, Svedran Smailovic, decide che ogni giorno, per 22 giorni, siederà nel luogo della strage per commemorare le vittime innocenti.
Per 22 giorni con il suo strumento suonerà l’Adagio di Albinoni, sfidando i colpi dei cecchini appostati ogni dove.
Intorno a questa immagine commovente, posta al centro di una città martoriata, si snodano le vicende dei tre protagonisti del romanzo che devono fare i conti con la presenza costante della paura e della morte, mentre il vivere quotidiano li costringe a inevitabili compromessi che rischiano di spegnere, anche in loro, ogni residuo di umanità.
Sarà proprio la caparbietà del violoncellista, il potere ammaliante della musica, che li porterà a riscoprire il senso della vita, a comprendere che l’odio, anche in situazioni estreme, non è l’unica soluzione.

Steven Galloway è nato nel 1975 a Vancouver dove attualmente vive .
E’ autore di Finnie Walsh (romanzo d’esordio) e Ascensione (2004).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Ele, eccomi ancora su questo blog.

Il libro di cui parli deve essere davero interessante. Se bastasse la struggente musica di un violino per allontanare il male, credo che tutti impareremmo a suonare. Purtroppo, non è così e questo ci rende molto, molto tristi.
ti abbraccio forte
jolanda

Anonimo ha detto...

Carissima,sono contentissima di ritrovarti sul blog...mi sei mancata! A me il libro è piaciuto, anche perchè riporta un fatto realmente accaduto. Tra l'altro non ho trovato l'immagine di un violoncello e ho ripiegato sul violino...Sono convinta che la musica riesca a toccare le corde più profonde dell'anima e possa talvolta lenire anche un grande dolore.La tristezza rimane...purtroppo!
Ti abbraccio con gioia.Ele.