domenica 4 gennaio 2009

L'incanta-storie di E.Bernardi

Si chiamava Luigi Foresti e i bambini avevano cominciato a chiamarlo "incantastorie" quando li incontrava nelle scuole perchè faceva parte di un gruppo di animazione.
L'idea era venuta ad uno di loro, formarono una piccola cooperativa e, con il benestare del Comune, si misero a girare nelle scuole, per stimolare nei bambini e negli adulti la creatività, la riscoperta della fantasia, il potere del linguaggio, le innumerevoli forme espressive della comunicazione.
Marco era il capo, prendeva i contatti e organizzava gli interventi, Luca giocava con la forma delle cose e con i bambini creava oggetti fantastici, Lucilla era la "maga" dei colori, li distribuiva a piene mani perchè ognuno se ne rivestisse per diventare altro...
Federica era la "guardiana" del suono alla quale si poteva sottrarre di tutto (aveva una valigia piena di ogni cosa: oggetti tintinnanti, fruscianti, brontolanti..) per inventare suoni di gioia, di pianto, di libertà.
A lui, Luigi, era toccato il compito di cantastorie. Raccontava storie ai bambini inventandole al momento, col loro aiuto esse prendevano forma e contenuto, avevano un principio e poi una fine come tutto ciò che vive, senza che nessuno potesse farci più niente, insomma una storia andava per la sua strada, e se la strada era brutta non c'era molto da fare...però si poteva cominciare un'altra storia! Questa possibilità incantava i bambini.
Quando il gruppo si sciolse (per mancanza di fondi) ognuno prese la sua direzione.
Luigi rimase "fermo" per un pò, incalzato discretamente dai suoi che spiavano, con pazienza, i suoi movimenti.
Un giorno sentì che quell'amore paziente e discreto era troppo per lui, così raccolse le sue cose, i suoi sogni, le sue storie e partì. Si sarebbe guadagnato la vita raccontando...avrebbe "incantato" le storie, e tutti quelli che le avessero ascoltate.
Da subito, con la sua precaria seicento si tenne lontano dalle grandi città, sia quelle del centro che del nord,lì c'era ancora troppo benessere in giro perchè qualcuno avesse voglia di ascoltarlo.
Si diresse a sud, nei piccoli centri, dove tutto era piccolo, perfino le attese e le speranze.
Alla gente lui piaceva, appena arrivava godeva del pregio della novità e bambini e adulti gli si facevano intorno pieni di curiosa aspettativa...si presentava e guardando i loro visi cominciava una storia.
Nelle storie c'era tutto: l'amore, il dolore, l'inganno, ma anche la sorpresa, la gioia, la speranza...non chiedeva mai niente in cambio, per questo gli davano quello che potevano o volevano, a volte l'ospitalità intorno a un tavolo, altre il riposo di una notte.
Lui riprendeva il suo cammino lasciandosi guidare dal potere dei nomi, i nomi dei paesi.
Fu così che si ritrovò in Calabria, e un giorno dinanzi ad una freccia: per Calicò, frazione di Spezziali (?).
Gli venne da ridere, ma si inerpicò per una strada dissestata pensando, ad ogni scossone della macchina, che infine si sarebbe presentato a Calicò a piedi, e a mani nude, come San Francesco, ma con ben altro carisma...
Arrivò col motore ormai fumante sulla piazza del paese, si era mai vista una strada di montagna che finisce direttamente su una piazza?
Al centro una fontana (asciutta), intorno vecchie case con le imposte accostate a respingere la calura del primo pomeriggio...e poi silenzio...nessuna traccia di vita.
Nessuno a cui chiedere, nessuno da incantare!
Tre o quattro stradine si facevano largo tra le case per disperdersi in direzioni diverse, nessuna percorribile con l'automobile, tranne una con l'indicazione scritta a mano, e sbiadita per giunta: Spezziali.
Apparentemente tutta in discesa, come una specie di beffa!(Se vuoi arrivarci devi prima salire...).
Si decise per una breve esplorazione: da una parte boschi digradanti, da un'altra un piccolo pianoro con appezzamenti aridi e qualche casupola...ma i bambini, dove sono i bambini? La breve discesa, finiva presso una chiesa che aveva accanto, a mo' di appendice, un piccolo, vecchio cimitero.
Se c'era la chiesa doveva esserci un prete. Con quattro salti la raggiunse.
La porta accostata si aprì con un timoroso cigolio per rivelare una dolce, polverosa frescura. Sei panche e un altare sul quale campeggiava un Crocifisso di gesso. Gli occhi del Cristo erano socchiusi, come avviene ai vecchi quando già dormono. l'espressione serena era quella di un Uomo che ha sopportato di tutto e ha bisogno di un riposo infinito.
Si inginocchiò vergognandosi di essere entrato per cercare il prete, gli sembrò che quel crocifisso avesse le risposte a tutte le sue domande, sulla sua vita, su Calicò e la sua gente, sul senso delle sue storie...Tutto era lì in quel Viso...in quegli occhi!
Si presentò, senza mentire, nel silenzio del suo cuore.
Poi si riscosse al suono di una voce:- Benvenuto, figlio mio! E' il Signore che ti ha mandato!
Un vecchio prete era accanto a lui (aveva sentito tutto?) e lo invitava a seguirlo:- Prima devi mettere qualcosa nello stomaco, poi penseremo alle storie!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ele..Ele... ma quando ti deciderai a raccogliere queste bellissime pagine tra il reale e il surreale? Sappi che non ti darò tregua!

Bellissima la frase "..dove tutto era piccolo, persino le attese e le speranze "

Un forte abbraccio di buona giornata
jolanda

Anonimo ha detto...

Carissima Eleonora,
per fortuna oggi ho letto il commento di Jolanda prima di scrivere il mio, avresti trovato più o meno le stesse parole e la stessa richiesta.
La tua prosa è bellissima, mi incanto davanti a questo tuo passare lieve dalla realtà al mondo, splendido, dell'immaginazione.
E' come un volo delicatissimo.
Ha ragione Jolanda. Non ti daremo tregua fino a
quando ti deciderai a pubblicare le tue storie solo apparentemente "leggere". Un abbraccio. Piera

Anonimo ha detto...

Carissima Piera, ti ringrazio per le parole affettuose che hai sempre per me, e per l'indulgenza con la quale giudichi i miei scritti.
Ho letto il racconto a Sante,Maria ed Enrica, è piaciuto anche a loro...cosa desiderare di più?
Ti abbraccio insieme a Jolanda, siete due amiche impagabili!Ele.