giovedì 1 gennaio 2009

Un omaggio a Paolina Messina

Auguri di Buon Anno ad una grande poetessa alla quale va la mia ammirazione e il mio affetto.
La prefazione alle liriche è tratta dal sito "la poesia e lo spirito" .
Paolina Messina, Poesie
Posted by fabrizio centofanti on March 2, 2008


C’è un sentiero dalle infinite diramazioni nel mondo poetico di Paolina Messina. Un sentiero che la poetessa percorre ogni giorno, dove il ricordo, che non è mai sterile nostalgia, ma piuttosto memoria vigile e attenta, si nutre di un passato custodito fino allo spasimo. Ed è appunto dal passato che poi, in definitiva, si visualizzano altri sentieri, altri motivi di ispirazione.


Una poesia tenera come un delicato acquarello paesaggistico, quando i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza s’insinuano nel presente, attraverso la frantumazione spazio-temporale di un qualcosa che non è, ma è stato; un dipinto accorato dalle mille emozioni che vive nella memoria e attraverso la memoria si trasforma in case dirute o fiori che sbocciano quasi per miracolo da antiche fessure intristite dal tempo. Ma il dipinto, a volte, muta colore quando volti e immagini di affetti a lei cari, si perdono nell’ombra grigia della morte, in nomi da cancellare dalla propria agenda ma non dal proprio cuore. Ritratti affidati alla misericordia del tempo, tinteggiati dai veli personalissimi della memoria. Ma nel suo percorso umano e poetico, Paolina Messina racchiude e poi canta anche il dolore, testimonianza non solo del suo vissuto, sul quale la poetessa non indugia più di tanto, ma anche e con voce più ferma, di tutto il dolore che circonda e sovrasta un mondo dove Caino purtroppo non è solo passato, ma amaro presente che toglie ogni respiro.

La consapevolezza del male dunque, si muta in preghiera, in fede cristiana sentita e vissuta all’insegna di quella speranza di Luce che non dovrebbe mai abbandonare l’uomo, troppo spesso dimentico del vero significato dell’Amore.

Questa universalità di intenti ritorna nel verso che si snoda limpido e sobrio, oppure a volte forte e crudo e altre ancora caldo e soleggiato. Come se la poesia, trasfigurata e umanizzata, fosse essa stessa voce e scrittura, ispirazione e canto, dettato e inchiostro, nel labirinto magico e misterico delle parole.

*
Tra frantumi di case

Tra frantumi di case
vaga l’anima mia
In bianche mura di calce
si specchia
Il vecchio geranio
nella giara
mostra le antiche tenaci
radici
Da scale sgretolate
mi giunge
l’odore amaro della ruta

*

Paese mio

Sono rimasti gli oleandri
a sorridere nelle piazze
al sole dell’estate
Troppi amici ho perduto
per le vie di questo paese
dove le feste si inseguono
come i grani del rosario
Dov’è mai l’allegra compagnia

che le notti d’agosto
rinfrescava le angurie
nella gebbia di Fontanamurata?

*

Scale di casa mia

Questi gradini di pietra
spaccati dal sole e dalla pioggia
nido di lucertole
dove rigogliosa cresce
l’ostinata parietaria
sono lo specchio di morte stagioni
che la memoria devotamente
custodisce come un’immagine sacra
come l’orchidea rara
racchiusa
nella sua ampolla d’acqua.

*

Ad Antonino Uccello

Delicati
come le porcellane cinesi
erano i tuoi versi
Rincorrevi nel vento di marzo
il profumo della vita
che ti sfuggiva di mano
il baratro nero che ti colse
atteso e temuto
quel giorno d’ottobre.

*

Casa mia

Si insinua come il tarlo
lo sconforto
E’ nebbia di gennaio
il groviglio di pensieri
che mi affonda
In quale lontana galassia
sei
mia vecchia casa dell’infanzia
Balsamo che lenisce
il cigolio dolorante
dei tuoi cardini
e l’erba rigogliosa
che cresce sulle tue scale
consunte d’anni
e di memorie.

*

Teatro greco di Akrai

Su questi gradini di roccia
intrisi di storia
ascolto rapita
il silenzio delle pietre.

*

Viatico

Ritorna
la tua immagine gentile
nel ricordo di chi ti conobbe
Invano
passarono gli anni
a lenire un distacco
che sanguina ancora
E sei
nel profumo dei pini o madre
in questo cielo di agosto
traboccante di stelle
nella voce calda degli amici
viatico che consola
stasera sul colle ventoso
di Akrai.

Autunno

Spoglia la pergola
il vento di scirocco
Stillicidio di giorni
che volteggiano lenti
come i pampini secchi
E tu sai che non è
un addio provvisorio.

*

Estote parati

Se ne sono andati
in punta di piedi
senza bagaglio
alla spicciolata
Hanno accostato l’uscio
in silenzio
quasi a voler tornare
incontro a un altro giorno
ma chissà dove
Ho cancellato molti nomi
dalla mia rubrica telefonica
ed ogni taglio
è una ferita al cuore
Cancelleranno anche me
mi ripeto
e quel giorno è in agguato
lo so
Mi rincorre ed io tento
un’inutile fuga
A quanti angoli ancora
mi terrà inchiodata
col respiro mozzato
in attesa e come nel vecchio
gioco dell’infanzia
sarà liberazione
il grido della scoperta.

*

Al Crocifisso della Chiesa Cep

Almeno toglierti
quell’indegna polvere dal capo
mio Signore
e poi staccarti pian piano
le mani
dalla croce
e i piedi
e asciugarti
quei rivoli rossi
e coprirti
e abbracciarti
e tenerti stretto
per riscaldarti

Perdonami Maria
se di quel tuo martoriato figlio
mi sento madre anch’io.

*

Venerdì Santo

Dal nostro orto degli ulivi
sale incessante a te o Padre
il grido dell’abbandono
La nostra croce è
non voler credere
che Tu sei l’AMORE
nonostante tutto.

*

Gerusalemme

Le mura di cinta
come una corona
Sei apparsa all’improvviso
dopo una curva
all’uscita dal deserto
lassù sull’altopiano
nel tuo regale isolamento
Le case bianche
i muri a secco
gli uliveti sparsi
sulle colline pietrose
Immagini stranamente familiari
di quel mio paese solitario
lassù sugli Iblei
Un sogno inespresso eri
la perla che il mare
porta a galla
dopo tanto inutile agitarsi
Ti aspettavo da sempre Gerusalemme
Qui tutto è successo
Ora so perché il tuo nome
sulla bocca dei profeti
era sospiro spasimo
lamento invocazione
La cupola verdeoro
sulla spianata della discordia
è un sole che brilla
Miraggio di pace
nei deserti del cuore.

*

Forse un volo di rondini

Trascino la mia ombra
nella calura estiva
che la città rinserra
tra l’asfalto e il cemento
Pure i gabbiani disertano
questa marina sciroccosa
che di rado si acquieta
nel silenzio della sera
Forse un volo di rondini
a disperdere il tedio che mi assale
Forse un volo di rondini
Forse.

*

Preghiera

Quando sarò Signore
alle porte di quel tunnel
che mi separa dalla luce
ti prego
mandami incontro mia madre
E’ tanto che mi manca
che il suo volto l’ho smarrito
nelle nebbie dei ricordi
Ritroverò il suo
morbido abbraccio
quel suo odore che avida
cercavo tra le lenzuola
Basterà un attimo
a svuotare il fiume
di parole non dette
(per lungo tempo ha premuto
ai margini del cuore)
E tornerò bambina
a cercare la sua mano
la certezza di un amore
che non ebbe mai tramonto.

*

Allora

C’erano allora le lucciole
a punteggiare di luci
le notti d’estate
e piovevano schegge di stelle
in quel cielo d’agosto
così terso e a portata di mano
Lunghissimi giorni di sole
e sere mai sazie di giochi
tra case dirute
e vicoli immersi nel buio
Echi di voci mai spente
rimbalzano nella memoria
Inseguo con Proust
il mio lontanissimo
tempo perduto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ele cara, la tua sensibilità ormai non mi sorprende più. Ho imparato a conoscerti e la tua attenzione verso gli altri e il mondo intero è davvero grande. Grazie ancora per questi versi di Paolina, una poetessa che, avrebbe avuto ancora molto da dire con il suo modo consueto, quasi in sordina, se soltanto gli artigli del male non l'avesso avviluppata in quel letto di sofferenza dove vive il suo calvario finchè Dio vorrà.

ti abbraccio forte carissima amica
jolanda

Anonimo ha detto...

Cara Ele,i versi di Paolina sono stati oggi per me, un dolce rifugio nel grigiore della quotidianità. Paolina ci insegna ad avere memoria, a dire parole semlici, che non spalancano la porta, ma la lasciano socchiusa per fare sentire il profumo della cose care, che sanno abbracciare i sentimenti. I suoi versi delicati,come timorosi pensieri, che saltellano sui gradini della vecchia casa dell'infanzia, parlano ancora come schegge di stelle nel cielo d'agosto. E il dolore di tutti noi si assopisce nel grande ventaglio d'amore che è l'umanità.
Grazie Ele, per dare ,tramite le poesie di Paolina, spessore ai grandi valori dell'uomo.

Anonimo ha detto...

Cara Pina,sono stata davvero contenta per la tua visita soprattutto perchè le tue parole, bellissime, danno modo a chi non ha avuto la gioia e il privilegio di conoscere Paolina di entrare in una dimensione poetica di rara profondità.Io amo i poeti che sanno esprimersi con linguaggio semplice...sono quelli che consentono a tutti di ritrovare ricordi sopiti, speranze inespresse,dolori leniti, sono persone che sanno fare agli altri "dono" della loro umanità più intima e nascosta.Ti auguro un anno lieve, sereno,dolce e delicato, come le parole di Paolina!Un abbraccio. Ele.

Anonimo ha detto...

Anch'io desidero ricordare i versi di Paolina, freschi come acqua di sorgente e puri come una preghiera,delicati manifestazione di un'anima meravigliosa.Semplice e vera ,appassionata e struggente appare la nostalgia tra vecchi muri di case e scale antiche dove pero' un giorno il cuore ha riso e giocato ,amato e pianto.
Nuvole terse di ricordi , saggezza preziosa e la consapevolezza di un tempo perduto, vivono nella dolcezza sinuosa di una poesia
creativa e originale ,schietta e lirica al tempo stesso.
Ciao Paolina ,insieme a Pina che ti ha descritto con tanto amore,un saluto.
Mi manchi AnnaMaria