venerdì 19 giugno 2009

Un grido nella notte



Un grido nella notte

Capita che ci si svegli nella notte per un rumore improvviso, più di rado per un grido lontano, poi tutto tace e si riprende il sonno.
Di giorno le attività quotidiane ci sommergono e rumori e grida ci accompagnano con l’ovvietà della vita che scorre, chi ci fa caso?
Neanche le scritte che compaiono ogni dove sono più interessanti, si guardano, si catalogano rapidamente, non si “vedono”, tranne in casi del tutto fortuiti.
Un giorno però…
L’occhio mi è caduto su una scritta un po’ lunga, una specie di messaggio, vergato con mano agitata di fianco all’ingresso di un negozio, in uno spazio un po’ rientrante, come se l’autore avesse agito nascostamente, forse a stretto contatto con la saracinesca abbassata, di notte, sicuramente.
“Sono le 23,30 e da un’ora mi hai lasciato. Mi hai detto che devi tornare da tuo marito e tra noi è finita. Io senza di te non posso vivere…ti amo troppo, torna da me Veronica. Fabio”
Seguiva la data, quella del giorno prima.
Alle 22,30 Veronica aveva deciso…poi Fabio aveva lanciato il suo grido nella notte.
Nei giorni successivi la scritta era sempre lì, come se il proprietario del negozio avesse deciso che non poteva arrecargli alcun danno…di certo lui non aveva a che fare con nessuna Veronica, pensai. Poi ad un tratto la scritta scomparve, accuratamente cancellata da ripetuti lavaggi. Ma quel grido non mi usciva dalla mente…per me era come se la scritta fosse sempre visibile, con il suo carico di dolore e disperazione.
Forse Fabio si era rassegnato, o forse erano di nuovo insieme, lui e Veronica.
Parecchi giorni dopo, accanto ad un altro negozio una nuova scritta, la riconobbi subito…lo stile era inconfondibile.
“La mia vita è un inferno, Veronica torna da me! Sono venti giorni che non ti vedo, sto male. Fabio” ore 24. Seguiva un numero, 86.
Dunque la faccenda non era risolta…che pena! Fabio era ancora in giro a gridare il suo dolore…e Veronica? Aveva letto le scritte?
Insomma avrei dato non so cosa per saperne di più. E poi quel numero…poteva significare qualsiasi cosa!
Ad un tratto mi venne in mente che le scritte erano comparse lungo la stessa strada…forse Veronica doveva abitare lì, oppure per qualche motivo era lì che avrebbe potuto leggerle.
86 poteva essere un numero civico ( magari!) oppure una specie di codice privato, nel qual caso…
Dopo pochi giorni decisi di cercare lungo la strada quel numero, combattendo con la mia coscienza che mi suggeriva di lasciar perdere…(che diritto hai…? Sono fatti loro! Chissà quanti si “prendono” e poi si “lasciano”…E poi…non hai proprio niente da fare!)
Tutti argomenti validi, ma ormai per me Fabio aveva un volto, disperato, per giunta.
E Veronica, che immaginavo bellissima ma crudele, aveva giocato con lui per poi mollarlo!
Al civico 86 c’era un negozio di parrucchiere e, nascosto ma visibile, un nuovo messaggio:
“Ho deciso di farla finita! Senza di te non voglio vivere. Veronica, sei il mio AMORE PER SEMPRE. Fabio”
Ho pensato con orrore: - Si è ucciso! Mi sono sentita colpevole, per la mia curiosità, per l’accanimento a voler seguire una storia non mia.
Sull’altro lato del negozio spiccava una scritta di colore diverso: X Fabio “Veronica è una puttana e tu sei un COGLIONE!”
Qualcuno aveva fatto il mio stesso percorso oppure no, aveva solo letto la scritta e gli era venuto spontaneo di dire a modo suo: - Non farlo, non ne vale la pena, dimostra di essere un uomo! (Era più o meno quello che avrei voluto dire io).
Mi colpì la coincidenza, strana, dell’uso delle maiuscole, entrambi, Fabio e l’altro lo avevano usato per evidenziare il significato delle parole, queste poi avevano creato una relazione: AMORE-COGLIONE.
A ben pensarci, mi dissi, non è forse vero che l’amore può farci impazzire, fino a pensare che senza non ci resta che morire?
Sperai che Fabio avesse letto la risposta al suo messaggio…che Veronica avesse udito quel silenzioso grido.
Da quel giorno se mi capita di leggere una scritta, di qualsiasi genere, il cuore mi balza in gola, con gli occhi cerco avidamente una firma.
L’ultimo grido, affidato ad un foglio incollato su una cabina telefonica diceva:
“Si è perduto CICO, un pappagallino verde con la testa arancione, è molto socievole e risponde al suo nome”. Seguiva un numero di cellulare e la firma: FABIO, anni 10.
Il foglio è ancora attaccato sulla cabina telefonica, ormai è scolorito, ma nessuno lo stacca.
Chissà Cico dov’è…avrà risposto al suo nome?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Però, Eleonora, così non va bene, non puoi lasciarci in attesa di un finale che non si conoscerà mai! Io aspettavo, ma tu, e non è la prima volta, lasci le cose sospese... E' una piccola cattiveria nei nostri confronti!
A parte lo scherzetto, mi stupisce sempre la capacità che hai di intrecciare, con un equilibrio delicatissimo, la realtà con la fantasia;è la tua una realtà fantastica o, se preferisci,una fantasia realistica.
C'è la magia di tutto ciò che è fantastico e c'è la sofferenza, la complessità della vita reale.
Come sempre, brava,e, come sempre, attenta osservatrice dell'animo umano.
Il mio abbraccio. Piera

Anonimo ha detto...

Ele carissima, a me sembra che i sospesi che lasci rientrino in tutti i sospesi della vita, compresi quei gridi nella notte, chissà quanti, chissà dove, udibili o no, urlati o chiusi nel cuore. Ma sono sempre gridi, richieste di aiuto sotto forma di frasi scritte sui muri di una città o voci-illusorie che ci rimbombano in testa, o forse è un nostro grido sotterraneo, nascosto per pudore o per non nuocere algli altri, che ci dà la possibilità di drizzare le antenne della sensibilità e udire, così, il dolore altrui.

Hai ben rappresentato questo grido che ci riguarda tutti.....e non si trova sempre con facilità una persona che va a leggere i nomi sui portoni di una via.........................

grazie con mille abbracci, compresa Piera.

jolanda

Shiva ha detto...

Carissima Piera,è vero che le mie storie raramente hanno un finale, in genere finiscono e basta,ma potrebbero continuare, come i fatti della della vita che ci coinvolgono con gioia o sofferenza mentre il tempo scorre e non ci è dato di leggere la parola Fine. Se poi c'è di mezzo la fantasia e i miei limiti...
Grazie per il commento e le indulgenti parole!
Ti abbraccio forte.Ele.

Shiva ha detto...

Carissima Jole,mi ha colpito la tua espressione "i sospesi della vita" è molto bella!
Quanti sospesi abbiamo dentro e fuori di noi...se potessimo tornare indietro potremmo raccontare storie diverse, se potessimo piegare gli eventi a nostro piacimento forse avremmo poi meno sospesi...chi può dirlo?
Grazie per le belle parole.Un abbraccione.Ele.