mercoledì 2 dicembre 2009

Marc Chagall a Pisa


fino al 17.I.2010
Marc Chagall
Pisa, Palazzo Blu
La tavolozza si rigenera in una cromia più squillante. Un uomo capace d’immergersi nell’atmosfera di un territorio lontano da quello delle proprie origini. È la storia di Chagall, uno dei più grandi artisti russi del Novecento.

“Sto molto bene con voi tutti. Ma... avete sentito parlare delle tradizioni, di Aix, del pittore che si tagliò l’orecchio, di cubi, di quadrati, di Parigi? Vitebsk, ti abbandono. Restate soli con le vostre aringhe!”.
Sono le parole che Marc Chagall (Vitebsk, 1887 - Saint-Paul-de-Vence, 1985) o, meglio, Moishe Segal pronunciò nei primi anni ‘20 quando, incantato dai paesaggi mediterranei, diede inizio a una rivoluzione nel suo fare artistico, sia da un punto di vista cromatico che luministico.
Le opere esposte a Pisa lasciano intuire l’intensa relazione fra ciò che l’artista produceva e i viaggi intrapresi, non tanto perché avesse la necessità di prendere spunto dalla realtà, quanto per la sua capacità di percepire nella propria intimità la forza evocatrice delle atmosfere che permeano un determinato luogo.
Lo dimostrano bene le guazze preparatorie delle incisioni stampate all’interno dell’edizione Tériade della Bibbia (1931), nelle quali la gamma cromatica è derivata da quadri volutamente paesaggistici come Gerusalemme (il Muro del pianto), eseguito durante un viaggio in Palestina. Situazione che si percepisce anche nella gouache su carta del 1927 intitolata La Volpe e l’Uva, facente parte di una serie di lavori preparatori per le incisioni delle Fiabe di La Fontaine, pubblicate ancora una volta dall’editore greco. In essa le vibrazioni luministiche derivano dalla lucentezza dei paesaggi della Costa Azzurra,in cui Chagall decise di trasferirsi definitivamente nel 1950.
È in tale regione della Francia che l’artista adottò una tavolozza dalle tonalità squillanti, unita comunque alla tradizione chassidica importata dalla Bielorussia, che influenzava di joie de vivre ogni tematica affrontata. Fondamentale per continuare quest’arte, che Chagall stesso definiva “mercurio fiammeggiante”, furono i viaggi in Grecia del ’52 e del ’54.
Il legame forte che lega Chagall a questi luoghi, soprattutto la Costa Azzurra, è rimarcato dal racconto di sua nipote Meret Meyer - curatrice della mostra insieme a Claudia Beltramo Ceppi - la quale descrive suo nonno intento ad accarezzare la terra usata per modellare, affinché percepisse la potenza luministica che essa conteneva.
La mostra allestita a Palazzo Blu conferma il notevole valore del periodo successivo a Vitebsk nell’elaborazione pittorica di Chagall, che si fonde oltretutto con il tradizionale legame fra artisti russi e Mediterraneo, come nel caso di Lev Bakst o Valentin Serov.
francesco funghi
mostra visitata l’8 ottobre 2009

Sono fortemente attratta dalla pittura di Chagall, dai colori, dall'uso delle linee che mi ricordano, talvolta, l'immaginario e il disegno infantile.
Che peccato non essere a Pisa!

2 commenti:

accipicchia ha detto...

Carissima, con grande ritardo eccomi qui. Sono imperdonabile ma spero nella tua clemenza.
Ho letto il post sin dal primo giorno e mi è piaciuto molto,ho fatto anche delle ricerche su questo straordinario pittore,poi ho dovuto interrompere e ho pensato di scrivere poco dopo, il "poco dopo" è diventato questo momento.
Non mi resta che mandarti il mio abbraccio. A presto. Piera

Shiva ha detto...

Carissima,come ti vengono certe idee? Tu imperdonabile...un giorno o l'altro dovremo parlare di Perdono! Mi fa piacere che ti sia interessata a Chagall, tra l'altro potrai aiutarmi a capire perchè mi piace tanto! Ti abbraccio forte. ele