martedì 26 gennaio 2010

Stolpersteine - pietre d'inciampo


'Stolpersteine, pietre della memoria' piccoli ostacoli per non dimenticare

Le stolpersteine- tradotto letteralmente- sono “pietre d’inciampo”.
Si tratta di normali sampietrini ricoperti da una lamina d’ottone con il nome, l’età , il giorno, la destinazione finale e, se nota, anche la data di morte di un deportato dai nazisti.
Dopo la giornata della Memoria, dal 28 gennaio prossimo ,in sette municipi di Roma saranno poste trenta pietre d’inciampo davanti agli edifici da cui nel ’43 e nel ’44 i deportati, per motivi razziali, politici e militari uscirono per non fare più ritorno.

Il progetto rilancia l’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demning che, a partire dalla città di Colonia nel 1993, ha finora installato 11.000 stolpersteine in Europa
.
“L’inciampo, più visivo e mentale che fisico, è forse più perturbante” dice Adachiara Zevi, figlia di Tullia la prima donna ad aver presieduto l’Unione delle comunità ebraiche italiane.
( tratto dall’articolo di Paola Zanuttini- Venerdì di Repubblica del 4 dicembre 2009)


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Il senso del Giorno della Memoria

“ Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo, sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella Storia.

Da quel trauma l’Europa e il mondo intero si risvegliarono estremamente scossi. Si domandarono come era stato possibile che la Shoah fosse avvenuta. E, soprattutto, quali comportamenti e azioni mettere in atto per scongiurare che accadesse di nuovo.

Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite allo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti inalienabili di tutti gli uomini in
ogni nazione.

Scriveva il filosofo Theodor Adorno che dopo Auschwitz sarebbe stato “impossibile scrivere poesie”, intendendo rendere l’idea di quali implicazioni radicali comportava assumersene la responsabilità, negli anni della ricostruzione e della nascita dell’Europa unita.

Era indispensabile stabilire con esattezza ciò che l’Europa non sarebbe stata. Alle radici dell’impostazione ideale dell’attuale Unione Europea c’è il rispetto per la dignità umana e il rigetto per ciò che era accaduto, sia prima che durante la guerra, a causa di idee razziste e liberticide. Auschwitz è la negazione dei principi ispiratori dell’Europa coesa, economicamente, socialmente e culturalmente avanzata che conosciamo oggi.

Il 27 gennaio 2010 il Giorno della Memoria si celebra in Italia per la decima volta. Dieci anni sono passati da quando fu chiesto all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di partecipare all’attuazione delle iniziative, promosse dalle istituzioni dello Stato italiano e in particolare dal Ministero dell’Istruzione, che avrebbero caratterizzato lo svolgimento di questa giornata. Oggi il Giorno della Memoria è diventato un’occasione fondamentale, per le scuole, di formare tanti giovani tramite una importante attività didattica e di ricerca.

Da allora l’ebraismo italiano si è a più riprese interrogato sul modo di proporre una riflessione che non fosse svuotata dei suoi significati più profondi, riducendosi a semplice celebrazione. Al di là delle giuste, necessarie parole su Shoah e Memoria, crediamo infatti che occorra cercare di perpetuare il senso vero di questo giorno.

Esiste infatti una problematica della relazione tra Storia e Memoria. La Shoah è ormai consegnata ai libri di Storia, al pari di altri avvenimenti del passato. Pochi testimoni sono rimasti a raccontarci la loro esperienza. Si potrebbe ipotizzare una Memoria cristallizzata nei libri, come un evento importante ma lontano nel tempo, da studiare al pari di qualsiasi altro capitolo di un libro scolastico, con il rischio di rendere distante il significato e la ragione vera per cui il Giorno della Memoria è stato istituito per legge.

L’umanità esige che ciò che è avvenuto non accada più, in nessun luogo e in nessun tempo. E’ di enorme importanza che le nuove e future generazioni facciano proprio questo insegnamento nel modo più vivo e partecipato possibile, stimolando il dibattito, le domande, i “perché” indispensabili per la comprensione di quei tragici eventi.

Favorendo noi una riflessione vivace nei ragazzi, renderemo forse il servizio migliore a questo Giorno che, per essere vissuto nel modo più autentico, necessita di un pensiero non statico, non nozionistico.
Questo, forse, è il senso più vero del Giorno della Memoria, ed è un bene prezioso per tutti.

Renzo Gattegna- Presidente Unione Comunità Ebraiche Italiane:http://www.ucei.it/

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissima Eleonora, ho letto con grande attenzione questo post e mi ha fatto riflettere a lungo. Due articoli molto interessanti. Non avevo mai sentito parlare delle "pietre d'inciampo", trovo che sia un ottimo modo per "costringere" alla riflessione. Naturalmente, anche in questo caso, deve già esserci da parte nostra disponibilità in questo senso, altrimenti...
Il secondo articolo ci chiarisce le idee riguardo al Giorno della Memoria, cosa utilissima, visto che spesso abbiamo la memoria "corta".
Grazie, carissima, trascorri una Buona Giornata. Piera

Shiva ha detto...

Cara Piera,neanche io conoscevo le "pietre d'inciampo", trovo che siano una iniziativa utile a tutti.
Come dici bisogna essere predisposti alla riflessione, ma quando incontri qualcosa che rende il tuo equilibrio precario qualche domanda ti viene spontaneo fartela!
Un abbraccio. ele