venerdì 13 marzo 2009

Il guardiano del Tempo


Dedicato a Fabrizio,che non trova neanche il tempo di...

Il guardiano del Tempo

“Siamo nell’era della comunicazione globale, mai come oggi l’uomo ha avuto a disposizione tanti strumenti per entrare in contatto con i suoi simili, né una così gran varietà di linguaggi. Siete d’accordo? Bene. Allora devo porvi una domanda, perché è così diffusa la convinzione che sia difficile comprendersi?”
Silenzio. Gli studenti guardavano il docente, in attesa, sapevano che sarebbe andato avanti con altre domande e si chiedevano dove sarebbe andato a parare.
Infatti, dopo un attimo: - Alzi la mano chi si sente incompreso!
Una selva di mani alzate…un mare di incomprensione e occhi sbigottiti.
“Oggi parleremo del linguaggio verbale, dell’uso che facciamo delle parole, in particolare parleremo del Tempo”.
Finalmente! La lezione può cominciare…

Il Tempo aveva il suo bel daffare che consisteva essenzialmente nell’esserci, a dispetto d’ogni cosa, uomini, animali, natura, ma anche eventi, catastrofi, guerre…Lui era una specie di osservatore imparziale senza il quale comunque niente poteva accadere. La Storia era affare da uomini che sentivano il bisogno di scervellarsi per collocare le loro vite e le loro identità da qualche parte. A lui ogni cosa era del tutto estranea e indifferente, certo si parlava molto di Lui, spesso con grande superficialità e a sproposito…”al tempo dei nonni…non mi basta il tempo…il tempo oggi fa i capricci…c’è stato un tempo…sprechi il tuo tempo…e così via; tutte baggianate che lo sfioravano, alle quali si era abituato con appena un minimo di fastidio, tant’è che aveva provveduto a porre dinanzi alla sua porta un saggio guardiano, una sorta di segretario deputato a difendere la sua esistenza da interferenze particolarmente ardite.
Il guardiano svolgeva il suo compito con grande responsabilità e una notevole autonomia, d’altronde nessuno lo controllava.
Il suo posto era dinanzi ad una porta chiusa dalla quale non giungeva alcun rumore, cosa accadesse oltre la porta non gli era dato sapere, né sarebbe stato in grado di dire se il Tempo fosse dove avrebbe dovuto essere o da qualche altra parte.
Ascoltava, guardava, osservava e di tanto in tanto riceveva qualcuno, che aveva avuto la sorte di giungere fino a lui in forza di qualche oscura alchimia.
Sceglieva di porre ascolto alla gente in conformità a un suo personalissimo codice: chi era troppo insistente e pressante veniva liquidato senza pietà, chi aveva un atteggiamento umile e disperato e mostrava di riconoscere il suo ruolo godeva di tutta la sua attenzione.
Tutti chiedevano invariabilmente di poter parlare con il Tempo, perché tutti avevano bisogno
che il Tempo, per loro, si dilatasse o si contraesse, a seconda delle loro esigenze…
Una mamma, gravemente ammalata, chiedeva più tempo per essere certa di sistemare bene i suoi bimbi ancora piccini, un giovane soldato lontano dal suo paese chiedeva che il tempo passasse più in fretta per sfuggire all’orrore della guerra…un anziano non ce la faceva più a vivere una vita d’inutile sofferenza…Insomma tutti casi piuttosto urgenti, ma abbastanza comuni.
Il guardiano sapeva che in nessun caso avrebbe potuto disturbare il Tempo, così si limitava a prendere nota…poi rassicurava quelli che erano giunti: -Vedrò di fare quello che posso…al più presto, certo!
I giorni (gli anni? I secoli?) passavano l’uno dopo l’altro, in parte sempre uguali.
Il guardiano, nei rari momenti d’inattività, aveva cominciato a porsi qualche domanda sulla reale utilità delle sue mansioni: - Che ci faccio qui, davanti ad una porta alla quale mi è impedito finanche bussare? E le note, le segnalazioni che raccolgo dal principio dei secoli a che servono?
Dinanzi agli occhi aveva uno sconfinato paesaggio, terrificante per chiunque: ingiustizie, guerre, distruzione, aridità e terribili alluvioni, vita e morte in movimento incessante, come continuo era l’alternarsi della luce e del buio e il mutare delle cose.
Foreste che si appiattivano per diventare terra, montagne emerse dal mare poi erose dal vento, ghiacci sciolti dal sole alla deriva sui mari…e ovunque la vita di esseri grandi e piccoli che si agitavano…per non sparire.
E lui lì, al suo posto a non far niente!
Prese una decisione improvvisa e bussò alla fatidica porta, forse avrebbe perso il lavoro, o avrebbe cessato di esistere, ma non gli importava.
La porta si aprì e lui ne varcò la soglia.
Si dissolse in un Tutto senza fine.

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