giovedì 13 agosto 2009

Aung San Suu Kyi


San Suu Kyi: Una donna coraggiosa

E’ di ieri la sentenza di condanna a diciotto mesi di detenzione ai domiciliari per la “Signora” divenuta simbolo della resistenza birmana ad un regime che non ha in nessun conto i diritti umani, e nemmeno contempla la lontana ipotesi di cedere il paese ad un governo democraticamente eletto.
In prima istanza Aung Sang Suu Kyi era stata condannata a tre anni di carcere, ma la Giunta militare presieduta dal generalissimo
Than Shwe , che non si cura delle proteste interne e tantomeno di quelle internazionali, ha ritenuto che misure più compassionevoli sarebbero state sufficienti ad ottenere lo scopo prefissato di escludere, di fatto, la leader dell’opposizione dalle prossime elezioni.
I fatti che hanno portato alla sentenza sono noti.

Vale la pena di leggere il Reportage di Raimondo Bultrini sulla Birmania pubblicato da Repubblica martedì 11 agosto per comprendere i profondi mutamenti che ha subito il Myanmar(nome ufficiale della Birmania dall’89).
“ Molti sentono di essere stati abbandonati dallo Stato, per questo non escluderei la possibilità di una nuova protesta in occasione della condanna di un’icona popolare come Aung San Suu Kyi” come ci dice un ex monaco che dopo le rivolte di due anni fa ora fa la guida turistica.” Del resto, ben pochi, oltre ai soldati, oggi saprebbero come tenere in pugno il paese. Nemmeno la nostra Lady immagina più, se non per sentito dire, com’è fatta la sua Birmania: 800 kjatt al mercato per il riso, il salario di un giorno; 20.000 dollari per una macchina scassata, le file dei mendicanti, degli orfani e dei bambini di strada che bussano nei conventi per ricevere un po’ di educazione dai monaci, a loro volta sotto stretto controllo del regime.”
“Se la corrente elettrica viene razionata fino a 12 ore in tutte le città, e ancor di più in campagna, la rete dei cellulari funziona solo a tratti. Ma per ora è un problema per meno del 3% della popolazione.
Nel resto del paese è ancora pieno Medioevo.
Solo i tecnici cinesi, russi e indiani si sentono a casa, dentro auto scure attraversano le vaste arterie semideserte. Con i generali fissano il prezzo delle pietre, dell’uranio e del gas prodotto al largo di Sittwe.
Che siano risorse dell’intero popolo birmano è un dettaglio che non li riguarda.
Chi ha scelto di fare affari con la Giunta non vuole nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di un cambiamento. L’alternativa è una donna rimasta isolata per vent’anni tra casa e prigione.”

L’Onu e la Ue hanno chiesto subito il rilascio di San Suu Kyi, lo stesso ha fatto il presidente Usa Barack Obama chiedendone la liberazione immediata e incondizionata.
E’ di oggi la notizia che la Cina è determinata a “Rispettare la sovranità della Birmania”.
Per ora la Comunità internazionale resta muta, come San Suu Kyi che, ovviamente, non può far sentire la sua voce.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Eleonora,seguo costantemente i tuoi post, ma sono restia a lasciare un commento.
Questa volta mi faccio coraggio per dirti che sono con te. Ci sono "schifezze" sulle quali non si può tacere!A presto e grazie.Gloria

Shiva ha detto...

Carissima Gloria,ti ringrazio per la visita inaspettata ma molto gradita.Vinci la "riluttanza" e lanciati sul web! E' un modo come un altro per comunicare, o no? Un forte abbraccio.Eleonora.