giovedì 2 aprile 2009

Corpi e urla nella notte...


Il racconto del comandante Barraco, con la sua motonave Asso 22 ha prestato aiuto
una delle imbarcazioni di migranti che stava naufragando nel canale di Sicilia
"Corpi e urla, notte nell'apocalisse
così ho soccorso il barcone dei disperati"

di FRANCESCO VIVIANO

"Di notte, illuminata dai nostri fari, una scena apocalittica quella che ci siamo trovati davanti. Centinaia di uomini inermi ammassati nel buio. Non lo scorderò mai". Il comandante Francesco Barraco, ha 40 anni ed è di Trapani. È sua l'Asso 22, la nave italiana che ha messo in salvo, nelle acque libiche, 353 migranti che stavano per essere inghiottiti dalle acque. E che, solo grazie a lui e al suo equipaggio, hanno evitato la stessa tragica sorte delle altre vittime della strage del Mediterraneo.

"Sono un marinaio, figlio di marinai, anch'io ho dei figli e quando ho ascoltato il "mayday", il macchinista ha dato gas ai motori". La radio gracchiava in continuazione: tutti gridavano "mayday", "mayday", chiedevano aiuto, chiedevano di essere salvati. Stavano affondando in quel tratto di mare tra le coste libiche e le piattaforme petrolifere italiane e straniere che operano a circa 50 miglia da Tripoli. Una carretta del mare era già sprofondata, molti corpi, centinaia, erano già finiti in fondo al mare, altri cadaveri galleggiavano illuminati dalla luce della luna e dai fasci delle cellule fotoelettriche delle motovedette libiche giunte sul posto. Di altri due barconi con centinaia di disperati a bordo non si sa più nulla da due giorni, ufficialmente sono "dispersi".

A 30 miglia di distanza il peschereccio con a bordo 363 migranti: somali, eritrei, egiziani, tunisini, tra questi decine di donne e bambini, sta per fare la stessa fine. Imbarca acqua, i motori sono spenti ed è ingovernabile. Balla tra le onde in cerca di un miracolo. Quel miracolo si chiama "Asso 22". È la motonave italiana del comandante Barraco, 65 metri di lunghezza, simile ad un grande rimorchiatore, con 12 uomini d'equipaggio, tutti italiani, che per mesi e mesi lavorano assistendo le piattaforme che estraggono il petrolio dal mar libico. A raccogliere il disperato messaggio di aiuto via radio un'ora prima della mezzanotte di domenica scorsa è proprio il comandante che. "Avanti tutta, bisogna lasciare questo posto e dirigerci a 10 miglia da qui, la guardia costiera libica ci chiede di intervenire perché un'imbarcazione con centinaia di persone a bordo sta per affondare".

"La nostra nave - racconta - viaggiava ad una velocità di circa 12 miglia all'ora (circa 20 chilometri orari ndr), in quel momento avrei voluto avere un motoscafo, ma il "mio" Asso 22 non mi ha mai tradito, va lento ma arriva sempre. E così è stato, abbiamo affiancato il peschereccio stracarico di persone, gridavano, avevano paura di affondare, avevano sete e si agitavano. Con delle cime abbiamo legato dei secchi per svuotare la loro imbarcazione e delle bottiglie d'acqua da bere. Si muovevano troppo ed avevamo paura che il peschereccio potesse capovolgersi ma a bordo c'erano due o tre "capoccioni" che mantenevano l'ordine e distribuivano le bottiglie d'acqua". A bordo dell'Asso 22 anche tre militari della marina libica. "Una presenza rassicurante perché spesso gli scafisti sono armati". Capitan Barraco è un uomo "navigato", gran parte della sua vita la trascorre in mare e conosce le leggi, anche quelle non scritte. "Per fortuna noi italiani non abbandoniamo mai nessuno, i nostri armatori non si sono mai lamentati se "perdiamo" tempo e denaro per soccorrere gente che sta per morire. Alcuni dicono ai comandanti che se incontrano difficoltà in mare, devono proseguire dritto senza fermarsi. Ma come si fa a non salvare donne, bambini, che stanno per affogare? Non ci dormirei la notte". Non è la prima volta che l'Asso 22 soccorre clandestini "ma fino ad ora erano stati gommoni con 40-60 disperati, questa volta era una città galleggiante. C'era gente dappertutto, quella barca era stracolma di persone, sopra, sotto, dentro la sala macchine, un vero carnaio e quando verso siamo giunti a Tripoli, li abbiamo contati, uno ad uno, erano 363, molte donne e tanti bambini. Sono ritornati da dove erano partiti. Ma che fine faranno?".

(1 aprile 2009)da Repubblica.it

Triste aggiornamento:
24ore Repubblica.it
Tripoli, 19:23

IMMIGRATI: FINITE RICERCHE,OLTRE 200 MORTI A LARGO LIBIA
La Libia ha interrotto le ricerche dei 200 immigrati dispersi dopo il naufragio di domenica scorsa dell'imbarcazione diretta in Italia. Lo ha annunciato il funzionario dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) Michele Bombassei, aggiungendo che le ricerche di altri sopravvissuti hanno dato esito negativo. "Piu' di 200 persone sono morte", ha detto. Gli immigrati erano di diverse nazionalita': somali, nigeriani, eritrei, curdi, algerini, marocchini, palestinesi e tunisini", ha aggiunto Bombassei.

(02 aprile 2009)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mia cara Ele, queste sono stragi annunciate, ci sono state e ci saranno,purtroppo.
Così come mi sono espressa su La dimora del tempo sospeso ti dico che probabilmente non c'è volontà per risolvere queste catastrofi.
troppa gente ci mangia, gente senza scrupoli e col beneplacito, magari inespresso, dei vari governi di appartenenza. Non tutti hanno la fortuna di imbattersi in una nave che li salvi.
E intanto i corpi senza vita ci accusano e hanno pure ragione.

ti abbraccio carissima
jolanda

Shiva ha detto...

Carissima Jole, concordo pienamente con te quando dici che non c'è la volontà di evitare queste stragi annunciate, purtroppo c'è chi lucra e si arricchisce sulla pelle di altri esseri umani che hanno il solo torto di sperare in una vita diversa.Io ogni volta che leggo queste terribili notizie sono profondamente addolorata,ben sapendo che non serve a niente!
Ti abbraccio. Ele.

Anonimo ha detto...

Non ci sarà mai la parola fine per queste stragi?
Sono vere e proprie stragi perchè le si potrebbe evitare e non c'è l'impegno di nessuno perchè ciò avvenga. Non possiamo incolpare certamente il destino perchè, come giustamente dite,sono morti annunciate. Si sa molto prima ciò che il più delle volte avverrà, e se non avviene è veramente un fatto straordinario. Ma non è la vita che deve essere un'eccezione! La vita di tante persone che cercano un'alternativa deve essere la "normalità", come il trovarla!
Un abbraccio alle mie due care amiche. Piera